L’impatto delle cadute nei pazienti con cirrosi
Le cadute sono una causa importante e spesso sottovalutata di significativa morbilità e mortalità nella popolazione anziana e non fanno eccezione le persone con cirrosi. Inoltre, con l’aumento dei tassi di steatosi epatica alcolica e non e dell’età della popolazione generale aumentano anche i fattori di rischio associati alla cirrosi, con un trend esponenziale per il rischio di cadute.
Nello studio condotto da Román è stato dimostrato come l’incidenza ad un anno di cadute nei pazienti cirrotici e con minima encefalopatia epatica è di poco inferiore all’incidenza di cadute nei pazienti con decadimento cognitivo.
Il rischio di cadute, poi, è ancora maggiore se alla cirrosi sono associati fattori di rischio come: storia di cadute precedenti, bassi livelli ematici di sodio, uso di farmaci sedativi, età avanzata, debolezza degli arti inferiori, assunzione di alcol, fragilità e presenza di deficit cognitivi, tutti peraltro fattori di rischio più frequenti tra i pazienti con cirrosi.
Non solo il rischio di cadute è maggiore, ma è stato dimostrato che anche la probabilità di cadute più rovinose o di morte in seguito a caduta è più alta se si è affetti da cirrosi epatica. Nondimeno, le probabilità di complicanze associate ad interventi chirurgici ortopedici di fratture post traumatiche è maggiore in presenza di cirrosi.
Fisiologicamente, tre domini separati – sensoriale, neurocognitivo e muscolare – svolgono un ruolo fondamentale nel prevenire le cadute; dal punto di vista patofisiologico, analogamente a quanto fa il processo di invecchiamento, l’abuso di alcol e l’encefalopatia epatica presenti nella cirrosi sembrano compromettere ciascuna di queste sfere, causando una neuropatia periferica che altera la sensibilità e quindi la capacità di evitare i rischi ambientali, un disorientamento da minimo a marcato e una netta riduzione del tono muscolare che impedisce di generare gli spostamenti di peso necessari per prevenire le cadute.
I Centers for Disease Control and Prevention, pertanto, raccomandano lo screening per le cadute in tutte le persone di età superiore ai 65 anni attraversi un questionario a 12 items chiamato “Stay Independent”, partendo da tre domande chiave: sei mai stato preoccupato di cadere, ti sei mai sentito instabile o hai avuto una precedente caduta nell’ultimo anno? Va ricordato però, che nei pazienti con cirrosi le cadute si verificano anche in età più giovane e che per questa popolazione ad alto rischio mancano ad oggi linee guida.
Tapper ha proposto un modello per individuare i soggetti a più alto rischio di cadute, il FallSSS: tra i predittori più forti vi sono la cronologia delle cadute, la capacità di alzarsi dalla sedia, i livelli ematici di sodio e una bassa qualità della vita salute correlata (misurabile tramite il questionario Short Form-8).
Dato l’impatto epidemiologico, clinico ed economico della cirrosi epatica e delle cadute ad essa associate, appare evidente l’importanza di implementare le misure di screening come il modello FallSSS, per identificare i pazienti più vulnerabili ed attuare precocemente interventi efficaci.
In questa direzione le strategie preventive e terapeutiche dovrebbero incentrarsi sulla riduzione dei fattori di rischio, sulle misure di supporto del dominio (sensoriale, neurocognitivo o fisico) in cui il paziente risulta più debole, sulla terapia diretta dell’encefalopatia, sul rafforzamento muscolare attraverso il tai-chi e altri programmi di esercizi, sulla personalizzazione delle calzature, gli esami oculistici, la cessazione dell’alcol e la riduzione della polifarmacoterapia.
A cura di Eleonora Croce