Gli occhi spia del livello di invecchiamento
Uno scanner oculare per stabilire l’età biologica di una persona che, come è ormai assodato non corrisponde all’ età anagrafica. Questa è la proposta lanciata da Lee E. Goldstein della Boston University School of Medicine, che vorrebbe far diventare la tecnologia una prassi consolidata per misurare il reale livello di invecchiamento biologico, come la densitometria ossea lo è per l’osteoporosi.
Il razionale su cui si basa la proposta è che le lenti degli occhi rappresentano il tessuto ideale in cui misurare in vivo l’invecchiamento molecolare, dato che le proteine presenti nelle cellule della struttura fibrosa sono espresse nel feto, non vengono rinnovate e accumulano nel corso del tempo alterazioni molecolari che è possibile rilevare con una particolare tipo di scanner basato sulla Light Scattering (precisamente la Quasi elastic Light Scattering, una tecnica di diffusione della luce utilizzata per misurare molecole dell’ordine di grandezza dei nanometri).
Lo scanner rileva i segnali spettroscopici e da lì ricostruisce la traccia delle modificazioni che si sono susseguite nel tempo. In partica elabora una sorta di registro da cui è possibile dedurre la velocità con cui sta procedendo l’invecchiamento biologico in quello specifico individuo.
Rispetto alle batterie di test, basati su metriche composite, attualmente utilizzate per stabilire la vera età biologica di una persona, il vantaggio dello scanner oculare proposto dai ricercatori di Boston è evidente: è una tecnica non invasiva, veloce e che può essere facilmente introdotta nella clinica ospedaliera o ambulatoriale. Resta da finire di dimostrare però quanto sia un misuratore realmente affidabile dell’invecchiamento biologico.
Fonte:
Minaeva O, Sarangi S, Ledoux DM, Moncaster JA, Parsons DS, Washicosky KJ, Black CA, Weng FJ, Ericsson M, Moir RD, Tripodis Y, Clark JI, Tanzi RE, Hunter DG, Goldstein LE. In Vivo Quasi-Elastic Light Scattering Eye Scanner Detects Molecular Aging in Humans. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2020 Sep 16;75(9):e53-e62. doi: 10.1093/gerona/glaa121. PMID: 32515825; PMCID: PMC7494032.