Esistono controindicazioni per l’attività fisica?
Uno dei pilastri della lifestyle medicine è l’attività fisica, intesa sia come movimento aspecifico, eseguito nella vita quotidiana e nel lavoro, sia come esercizio strutturato e pianificato. Tutte le persone beneficiano dei suoi effetti positivi, anche chi è affetto da una o più patologie croniche, inclusa una polifarmacoterapia o limitazioni del movimento. Ma in questa categoria di persone, esistono delle controindicazioni all’attività fisica? Quali sono le cautele da adottare?
Un gruppo di ricercatori di Oxford ha recentemente pubblicato, sul British Journal of Sports Medicine, un interessante position statement attraverso una revisione della letteratura e un’ampia indagine tra medici e pazienti, arrivando a interessanti conclusioni.
Per le persone con patologie croniche stabilizzate, i benefici dell’attività fisica superano di gran lunga i rischi, sebbene questi ultimi vengano percepiti erroneamente molto alti dai pazienti. Per questo motivo, gli operatori sanitari dovrebbero personalizzare il punto di partenza dell’attività fisica, fornire una progressione graduale e spiegare in modo esaustivo al paziente la gestione delle proprie sensazioni, paure e eventuali sintomi.
Secondo gli autori, in assenza di sintomi e segni preoccupanti non è necessario il parere medico preliminare per iniziare un programma graduale di attività fisica.
Al contrario, si dovrebbe richiedere sempre un consulto sanitario prima di iniziare, in presenza di:
- dolore muscolo-scheletrico
- eccessivo affaticamento
- dispnea improvvisa, angina o dolore toracico
- palpitazioni o battito cardiaco irregolare
- annebbiamento della vista, vertigini
- disglicemia in diabete
- deterioramento cognitivo
- storia di cadute e fragilità dell’anziano.
Il consulto deve avere lo scopo di accertare la stabilità clinica della malattia e di tranquillizzare il paziente, aiutandolo a gestire le sue sensazioni, nel rispetto dei suoi timori. Ad esempio, il rischio cardiovascolare più temuto, ovvero la morte improvvisa, è molto basso sia nei sani che nei pazienti. Inoltre, i benefici superano di gran lunga i rischi, purché le patologie croniche siano stabilizzate da adeguata terapia. Per lo stesso motivo, anche il dolore muscoloscheletrico non deve essere una barriera, perché gli studi dimostrano che l’attività fisica ben strutturata, col passare del tempo, riduce l’intensità del dolore, senza causare danni alle articolazioni anche se affette da osteoartrosi.
Tra le controindicazioni assolute all’attività fisica troviamo eventi cardiovascolari acuti recenti, alterazioni ECG correlate all’ischemia, angina instabile, aritmia incontrollata, grave stenosi aortica sintomatica, embolia polmonare acuta o infarto polmonare, miocardite o pericardite acuta, aneurisma dissecante, infezioni sistemiche acute, artropatie o traumi acuti, ipoglicemia nelle 24 ore precedenti.
In conclusione, anche per le persone con patologie croniche, alle quali sia stata data un’adeguata diagnosi ed una terapia di controllo, l’attività fisica è di fondamentale importanza per un invecchiamento sano. Deve essere eseguita gradualmente, personalizzando il livello di partenza. I pazienti devono essere ben istruiti sulle progressioni dell’allenamento e sui segni e sintomi da rispettare, affrontando in modo adeguato anche la paura legata alle credenze sui rischi dell’attività fisica.
Gli operatori sanitari dovrebbero avere più competenze in questo settore, sia tecniche che comunicative, e sfruttare ogni occasione per incentivare il movimento in tutti i loro pazienti.
A cura di Agatino Sanguedolce e Carmela Rinaldi
Fonti:
Reid H, Ridout AJ, Tomaz SA, et al Benefits outweigh the risks: a consensus statement on the risks of physical activity for people living with long-term conditions British Journal of Sports Medicine Published Online First: 14 October 2021. doi: 10.1136/bjsports-2021-104281