Pavimento, schienale della poltrona, credenza. Con due agili balzi, la gattina che ha accompagnato l’infanzia dello scrittore e antropologo francese Marc Augé era in grado di dominare l’intero soggiorno dal suo punto di osservazione preferito. Con il tempo però, a poco a poco, le sue forze si sono affievolite: rinunciando alla credenza, ha preferito sistemarsi “ai piani bassi”, sulla morbida e più comoda poltrona, fino a quando è stata costretta ad acciambellarsi ai suoi piedi, non essendo più capace di saltare. Ma “costretta” è davvero il termine giusto? A parere di Augé, la gatta non sembrava dare troppo peso ai cambiamenti del suo corpo, anzi, quando lui un giorno ha tentato di aiutarla ponendola sulla credenza, è apparsa disorientata e desiderosa di raggiungere la sua nuova postazione più in basso, facendogli capire di aver commesso una piccola gaffe in buona fede.
L’introduzione autobiografica con cui si apre il saggio “Il tempo senza età – La vecchiaia non esiste” di Augé si può già considerare la chiave di lettura di tutto il libro: la vecchiaia, o meglio, l’età, non esiste, è uno stereotipo creato dall’uomo, un perimetro che delimita la nostra vita, scomponendola in fasi, fasce e tappe, di cui invece il più spensierato gatto è completamente ignaro. L’animale diventa così la metafora della relazione che potremmo avere con il tempo senza essere vincolati dal concetto di età. Arrivato al momento in cui un ragazzo si alza per cedergli il posto sulla metropolitana, lo stupito e risentito Marc Augé si accorge di aver raggiunto quella che la società vede come una soglia di passaggio e sviluppa un’interessante e filosofica riflessione sul tempo che passa e su come le età della vita sono una pura creazione della mente umana.
Tutto è relativo
In qualità di etnologo e appassionato viaggiatore, l’autore descrive per esempio il diverso modo di concepire l’età nella cultura occidentale e in quella africana. In questo senso, l’età potrebbe rivelare una diseguaglianza sociale e indicare il livello di sviluppo di un paese: chi ha migliori possibilità economiche di solito ha anche un’aspettativa di vita più lunga, tanto che Augé si sente chiamare “vecchio” in Costa d’Avorio quando non ha ancora raggiunto i quarant’anni, percependo inoltre un senso di ammirazione e di rispetto in un paese in cui un’età relativamente avanzata (ovviamente non secondo i parametri “occidentali”) è percepita come un segno di forza. Molto probabilmente lo stesso aggettivo, pronunciato da un conoscente più giovane nella sua Parigi, sarebbe stato accompagnato da un pensiero di commiserazione o magari da un pizzico di sollievo (nel senso: “Fortunatamente io non lo sono ancora!”)
Mente sana…in corpo anziano: dimmi come invecchi e ti dirò chi sei
Una conseguenza di questa riflessione è il rapporto che ognuno di noi ha con la propria età, che in realtà potrebbe avere ben poco a che fare con il numero di anni sulla nostra carta di identità. Mantenersi mentalmente attivi e spiritualmente giovani, nonostante gli acciacchi fisici, fa sì che non tutti invecchino alla stessa età, ribadendo di nuovo il concetto che l’età è solo il risultato di una costrizione del tempo imposta dall’esterno. Ci può essere una discordanza tra l’invecchiamento del corpo e ciò che “ci si sente”, come Augè non manca di sottolineare riportando alla mente l’episodio di una vecchia signora, che gli confessò un giorno di aver mantenuto il “suo animo di ragazza”, poiché dietro le rughe del tempo conservava ancora intatta la vitalità tradizionalmente (e a torto) abbinata alla gioventù.
Le tappe della vita
La domanda “Quanti anni hai?” o peggio “How old are you?” (letteralmente: “Quanto vecchio sei?”), rischia quindi di confinare il tempo entro un preciso limite definito dal numero di anni che si possiedono, come se l’età fosse un attributo materiale ma l’età non si possiede, secondo Augè, e non ha nulla di materiale. Questo errore di interpretazione è spesso il risultato della confusione che si tende a fare tra due piani ben distinti: spazio e tempo. Basti pensare all’espressione “classe di età”, un concetto introdotto quando il servizio militare era obbligatorio. Dicendo, ad esempio, “Sono classe ‘55”, si confessa il proprio anno di nascita. La classe di età finisce per suddividere il tempo in spazi definiti in modo impeccabile e separati da tappe istituite addirittura a livello legislativo e sociologico.
Età attiva e passiva
Rimanendo sempre nell’ambito lessicale, l’espressione “dimostra la propria età” implica una sorta di passività nel malcapitato oggetto di questa affermazione. Lo stesso accade quando qualcuno, con aria di sfida, chiede “Quanti anni mi dai?”: di nuovo si è pronti ad essere caricati passivamente di un certo numero di anni, sperando nella clemenza dell’interlocutore. Dimostra la propria età chi, vivendola come una sciagura, la subisce, adeguandosi ad essa nel corpo e nel modo di pensare o addirittura anticipandola, come chi “dimostra più anni di quelli che ha”. Secondo Augé, però, l’età va vissuta in modo attivo: non è tanto l’età che si ha quanto quella che ci si sente a fare la vera differenza. Avere la propria età significa viverla pienamente, riconoscendo i suoi segnali e adattandosi attivamente (non rassegnandosi) ad essi. Seguendo la filosofia del gatto, l’anziano saggio riconosce che il proprio corpo è inevitabilmente cambiato e gli chiede solo quello che è in grado di fare, identificandosi in esso senza risentimenti e in questo modo risparmiandosi la visione pessimistica che spesso la società attribuisce alla vecchiaia.
Perché leggerlo
Quello di Augé è un saggio curioso, anche se a una prima lettura può apparire complesso, soprattutto a chi non ha proprio un’indole da filosofo. È un libro da gustare a piccole dosi, con calma, ritagliandosi un momento per “diventare gli antropologi della propria vita”, per seguire il suggerimento dell’autore stesso, analizzandola al netto degli stereotipi e delle consuetudini imposte dalla società. L’età non esiste e perciò, bisogna ammetterlo, conclude Augé, paradossalmente “tutti muoiono giovani”.
Come comincia
Scheda Libro
“Il tempo senza età – La vecchiaia non esiste”
Marc Augé
Raffaello Cortina Editore