Intervista con il professor Emmanuele A. Jannini, professore ordinario di Endocrinologia & sessuologia medica (ENDOSEX) presso il dipartimento di Medicina dei Sistemi all’Università di Roma Tor Vergata, presidente della Italian Academy for the Couple Health, Past President della Società Italiana di andrologia e medicina sessuale, Chairman of the Education Committee della European Academy of Andrology e Presidente della Multidisciplinary Joint Committee of Sexual Medicine (MJCSM).

La sessualità in età avanzata è ancora un tabù nella nostra cultura?

Purtroppo sì. Un bacio tra adolescenti suscita tenerezza, ma una coppia anziana può suscitare ripugnanza. Nella nostra civiltà dell’immagine solo coloro che corrispondo a un ideale di bellezza principalmente “visiva”- bisogna essere giovani, magri, di bell’aspetto – sono ritenuti degni di avere una vita sessualmente attiva. Ed è questo giudizio che ci portiamo dentro invecchiando.
Per gli uomini, il pensionamento, la perdita del ruolo e del potere sociale ed economico segna una tappa di passaggio critica per la sessualità. Ma è lo specchio, è il principale nemico della sessualità dell’anziano, soprattutto per le donne. Quando lo specchio riflette un’immagine non più gradita, vi è la perdita dell’immagine corporea, la perdita della capacità di immaginarsi sessualmente attivi, attraenti, desiderabili.
Spesso suggerisco ai medici di fare una domanda alle donne in menopausa: “Quando ti sei guardata allo specchio nuda l’ultima volta?”. Altrettanto spesso scopriranno che la risposta è “Sono anni che non mi guardo, non voglio vedermi più”.

Come la contessa di Castiglione che, nell’autunno della sua vita, copriva gli specchi e usciva di casa velata. Gli uomini in età avanzata invece sono rimasti “i vecchioni” dell’episodio biblico, giudicati colpevoli per la loro lussuria fuori tempo massimo, o qualcosa è cambiato per loro?

I grandi numeri ci dicono che per gli uomini la situazione è persino peggiorata, perché nelle società tradizionali l’uomo barattava il potere sessuale con il potere politico, cosa che succede sempre più raramente nella nostra società. Allo stesso tempo, paradossalmente, grazie ai cambiamenti nello stile di vita, ad attività lavorative meno usuranti e grazie anche ai progressi della medicina è cambiata quella che potremmo definire “età sessuale”. Basta guardare le foto dei nostri nonni da giovani per rendersi conto di quanto sembrassero più vecchi rispetto a noi, a parità di età anagrafica. Oggi si diventa sessualmente vecchi più tardi: il desiderio sessuale è alto, l’aspetto fisico attraente, il corpo in salute.

Se volessimo definire la vecchiaia secondo un criterio puramente cronologico, effettivamente, il cut-off nella nostra società andrebbe spostato più avanti dei tradizionali 60-65 anni. Per alcune persone forse persino oltre gli 80 anni. Tuttavia con l’avanzare degli anni, il corpo cambia e l’”età sessuale” tende a declinare, sia per gli uomini sia per le donne…

Per le donne, la carenza di estrogeni della menopausa può portare a secchezza vaginale, irritazione/prurito, lubrificazione inadeguata e dispareunia. Circa il 50% delle donne in menopausa non trattate soffre di atrofia vaginale: perde così la capacità di accogliere, il rapporto diventa doloroso.
Per quanto riguarda il maschio, anche se il termine andropausa è discutibile perché non c’è una vera e propria cesura della capacità riproduttiva come nella menopausa, è utile per descrivere il declino ormonale, riproduttivo e sessuale a cui anche il maschio va incontro. La prevalenza della disfunzione erettile aumenta con l’età, e alcuni uomini sviluppano una carenza di testosterone.
E poi c’è la coppia: la generazione dei boomers è la prima ad avere tendenzialmente coppie coeve, in cui queste disfunzioni di genere si presentano in contemporanea.
La dispaurenia viene percepita dall’uomo come un rifiuto, e questo genera calo del desiderio, disfunzione erettile, disfunzioni eiaculatorie. Il messaggio per il maschio è “sto diventando vecchio, sono fuori dai giochi”. La donna spesso si colpevolizza, ritiene di aver perso il suo sex appeal e rinuncia al sesso, soprattutto se i rapporti sono dolorosi.
Ci sono persone anziane che dicono di non essere più interessate al sesso, ma bisogna fare attenzione alla sindrome della volpe e l’uva, che ha un effetto anche per il partner: se il partner percepisce di non essere desiderato/a, perde il desiderio. Si genera così un circolo vizioso.

È questo che intende quando parla di “couplepause”?

Con la professoressa Rossella Nappi, docente ordinario di ginecologia e ostetricia dell’Università di Pavia, abbiamo coniato il termine di “couplepause” per classificare e descrivere questo fenomeno per cui la presenza delle disfunzioni della menopausa e dell’andropausa, non risulta in una somma ma fa da moltiplicatore e genera circoli viziosi. È necessario cambiare punto di vista, non considerare i sintomi femminili separati da quelli maschili perché l’espressione clinica del sintomo sessuale è espressione del sintomo sessuale del/la partner. Uno specchio che rimanda amplificata la componente disfunzionale; una patologia di coppia importante che genera una inabilità di ascoltare e parlare il linguaggio del sesso. Secondo questo nuovo paradigma tassonomico, la couplepause comprende gli ipogonadismi, la disfunzione erettile e dell’eiaculazione, la dispareunia e anche la componente psicologica reattiva ed endogena (la depressione, per esempio) e gli stili di vita.
È chiaro quindi che la coppia va presa in carico come tale, con diagnosi e terapie comuni, che altrimenti risulterebbero inefficaci o persino controproducenti.

Perché è importante avere una vita sessualmente sana e felice anche in età avanzata?

Il sesso non è solo piacevole ma fa bene alla salute: il sistema cardiovascolare, respiratorio, immunitario beneficiano tutti dell’attività sessuale e molti altri studi sono in corso. Per non parlare dell’impatto sul benessere psico-fisico e di coppia: in questo momento stiamo lavorando a uno studio sul rapporto tra dinamiche di ansia e stress e frequenza dei rapporti sessuali durante il periodo del lockdown dovuto alla pandemia di COVID-19. Sembrerebbe che a tutte le età l’attività sessuale sia correlata a minore ansia e depressione.
L’attività sessuale aumenta i livelli di testosterone nel maschio (ma pubblicazioni recenti dicono che probabilmente lo stesso vale per le donne) e il testosterone è il miglior anabolizzante e antidepressivo naturale, un vero e proprio elisir di lunga vita. Negli uomini in età avanzata, quando ci troviamo in quell’area grigia di calo del testosterone in cui l’intervento sul comportamento può essere sufficiente per ottenere un miglioramento, senza ricorrere ai farmaci, l’attività sessuale offre gli stessi benefici senza rischi ed effetti collaterali. Inoltre per l’uomo che invecchia vale la regola del “chi si ferma è perduto”: riducendo l’attività sessuale si riduce l’apporto di sangue e di ossigeno al pene, si genera sofferenza endoteliale, infiammazione dei corpi cavernosi. In pratica quando si smette di fare sesso l’età sessuale rapidamente degenera.
Il rapporto tra salute e attività sessuale è complesso ed è meglio inquadrabile secondo il paradigma della medicina dei sistemi.

Che cos’è la medicina dei sistemi e che rapporto ha con la sessualità e la salute delle persone in età avanzata?

Una volta si parlava di modello olistico, oggi questa parola si è un po’ usurata e si preferisce parlare di medicina dei sistemi. Che cosa significa? Significa che la salute è il prodotto dell’interazione di sistemi complessi che comprendono fattori biologici, psicologici, sociali ma anche ambientali, economici, di welfare. Lo stesso vale per la salute sessuale. Anzi di più: sostengo che la medicina sessuale possa essere lo strumento che ci permette di comprendere e prenderci cura della salute generale.
In particolare, le malattie croniche non trasmissibili – tumori, patologie cardiovascolari, diabete, patologie respiratorie croniche, che sono tra le maggiori causa di morbilità, di mortalità e di disabilità precoce e con l’invecchiamento della popolazione sono in aumento, possono essere affrontate solo con un approccio sistemico, integrato e interdisciplinare, che permette di prendere in considerazione tutti i determinanti di salute.
Un crescente numero di studi scientifici dimostra che la sessualità è il miglior indicatore di salute generale e le disfunzioni sessuali – in particolare le disfunzioni erettili – sono un vero e proprio biomarker per le malattie croniche non trasmissibili.
L’esempio del baculum potrebbe fornirci una spiegazione: la maggior parte dei mammiferi, compresi i primati come i bonobo con i quali condividiamo gran parte del nostro patrimonio genetico, possiedono l’osso penieno, detto anche baculum, l’uomo no. Perché? L’erezione dovrebbe essere sempre efficace dal punto di vista evoluzionista, dal punto di vista di quel “gene egoista” il cui unico obiettivo è la sopravvivenza della specie. Invece per l’uomo l’erezione non è mai una certezza: da giovani è una probabilità, da anziani è un’ipotesi. Perché abbiamo bisogno della pillola azzurra per supplire a una carenza incomprensibile? L’erezione per l’uomo è involontaria, dipende da fattori psico-neuro-endocrini e vascolari, il che significa che una buona erezione è indice di salute sistemica. La perdita del baculum potrebbe essere quindi un fattore di selezione naturale.
Le malattie croniche non trasmissibili e le disfunzioni sessuali hanno gli stessi meccanismi patogenetici: per questo credo che i medici per avere informazioni sulla salute generale di una persona, soprattutto in età avanzata, dovrebbero indagare la loro salute sessuale. Purtroppo la sessuologia medica è ancora una disciplina giovane – in pratica è nata con la scoperta della pillola azzurra – ed è ancora totalmente assente nella formazione del medico. Mi auguro che un cambiamento arrivi anche grazie ai pazienti, che dovrebbero sempre esigere dai medici un’attenzione per la qualità della loro vita sessuale.

Quali consigli per una vita sessuale sana in terza età (e oltre)?

Come abbiamo visto, la salute e la salute sessuale sono correlate all’interazione tra alcuni fattori (o determinanti) non modificabili (la genetica, il genere, l’invecchiamento) e fattori modificabili. Tra questi alcuni sono difficilmente modificabili (l’inquinamento, la scolarità, la sicurezza economica o abitativa); altri sono più facilmente modificabili: si tratta dei fattori comportamentali correlati allo stile di vita. Alimentazione, attività fisica, abuso di sostanze (alcol, tabacco) sono l’humus da cui si generano sia le malattie croniche non trasmissibili sia le disfunzioni sessuali. La couplepause rappresenta un momento favorevole per rimettere in discussione gli stili di vita sbagliati che rappresentano l’elemento di fragilità dell’anziano. Modificare gli stili di vita, inoltre, è più facile se lo si fa in coppia e una buona qualità del sesso è una forte motivazione per il cambiamento.

 

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