Nel corso dell’evoluzione della vita sulla Terra la capacità di ricevere suoni è passata gradualmente dalla semplice possibilità di avvertire la presenza di vibrazioni a una complessa percezione che coinvolge sia le risposte organiche sia le dimensioni cognitive ed emotive

Da un punto di vista fisiologico, un segnale sonoro è un fattore capace di modificare il nostro equilibrio interno e può suscitare una serie di risposte inconsce, bilanciando o sbilanciando la nostra omeostasi

Queste risposte sono simili tra le popolazioni in una situazione simile, automatiche e regolate dal Sistema Neurovegetativo. Anche il sistema nervoso emozionale è coinvolto nella percezione dei suoni di tutti i tipi, in particolare l’amigdala e l’insula. Queste aree sono coinvolte nell’elaborazione della grandezza emotiva degli stimoli uditivi. 

La nostra capacità di ascoltare le vibrazioni del suono e di reagire ad esse ha un importante significato evolutivo.

Il suono, infatti, può viaggiare molto lontano. Che sia nel buio della notte, attraverso una pozza d’acqua o in un angolo tortuoso, il suono è essenzialmente un input sensoriale che non è limitato dal campo visivo. In effetti, l’udito è da 20 a 100 volte più veloce della vista.

Ciò è possibile perché i circuiti uditivi del cervello sono meno distribuiti rispetto al sistema visivo. 

Infatti, il suono viene instradato rapidamente a parti del cervello che si occupano di funzioni molto basilari come le aree precorticali, che non fanno parte del cablaggio per il pensiero cosciente. Questi sono i luoghi in cui si generano le emozioni. Siamo creature emotive e le emozioni sono risposte rapide evolutive, cose a cui non bisogna pensare a lungo.

Questa velocità paga in termini di sopravvivenza: “Senti un suono forte? Preparati a scappare!”. Le emozioni sono sistemi di consegna rapida di informazioni nel cervello e il suono guida le emozioni.

Il paesaggio sonoro (soundscape): il suono che ci circonda

Il paesaggio sonoro si può concepire come l’equivalente acustico del paesaggio propriamente detto, cioè quello visivo, ed è definito come la percezione umana dell’ambiente acustico, nel contesto. Il paesaggio sonoro può essere il risultato di un singolo suono o di una combinazione di suoni che nasce da un ambiente coinvolgente. Il compositore e naturalista canadese R. Murray Schafer ha condotto una gran mole di ricerca in questo campo prendendo in prestito il termine dal lavoro originale svolto dall’urbanista Michael Southworth. Grazie al lavoro di Schafer, sono state delineate diverse classificazioni multidimensionali per i paesaggi sonori con tre domìni principali in base alla fonte del suono. Secondo questa classificazione, il paesaggio sonoro comprende suoni naturali relativi a elementi non organici della natura come le cascate (geofonia), fonti organiche ma non umane come vocalizzi di animali (biofonia) e tutti i suoni ambientali generati da fonti umane (antropofonia) come voci umane o suoni legati alle attività umane.

Pertanto il paesaggio sonoro non è soltanto la vibrazione raccolta dall’orecchio, ma è l’ambiente acustico così come viene percepito o sperimentato e/o compreso da una o più persone, nel proprio contesto. Esiste quindi un quadro concettuale che diventa un costrutto percettivo. 

Il paesaggio sonoro è pertanto una componente fondamentale della nostra vita. Esso, infatti, è in grado di generare potenti reazioni negli esseri umani e di influenzare l’attività del Sistema Nervoso Centrale e Periferico nell’intero arco della vita. Anche il rumore, definito specificamente come suono indesiderato, fa parte del paesaggio sonoro.

Il paesaggio sonoro ci condiziona

Gli esseri umani e i paesaggi sonori hanno una relazione bidirezionale dinamica: mentre gli esseri umani e il loro comportamento influenzano direttamente il loro paesaggio sonoro, essi e il loro comportamento sono a loro volta influenzati dal paesaggio sonoro. Diverse comunità scientifiche nell’area delle neuroscienze, quindi, hanno iniziato a prestare molta attenzione all’esposizione quotidiana a suoni particolari e al loro impatto sulla salute mentale e fisica degli individui. I ricercatori nei settori dell’acustica, della psicologia ambientale e delle neuroscienze uditive delineano l’impatto negativo del rumore o dei suoni negativi sul benessere nel tentativo di migliorare gli standard di vita moderni. A questo proposito, l’evidenza indica che i suoni percepiti positivamente (ad es. i suoni naturali) sono legati a un’elevata qualità della vita e a una migliore salute psicologica e fisica e, in ultima analisi, a un invecchiamento di qualità. 

Grazie agli studi recentemente condotti, l’importanza del paesaggio sonoro per il benessere generale è cresciuta talmente che si sta ipotizzando di progettare dei paesaggi sonori dedicati specialmente agli anziani, ai soggetti vulnerabili, soprattutto ai pazienti affetti da patologie neurodegenerative.

Il soundscaping, cioè l’uso di paesaggi sonori, nella cura dei soggetti anziani non è ancora all’ordine del giorno, ma le informazioni che abbiamo suggeriscono che paesaggi sonori di tipo biofonico attentamente progettati e utilizzati nelle case di riposo e nelle RSA potrebbero portare reali benefici ai residenti.

La perdita di memoria e la confusione sono situazioni comuni nei residenti di queste strutture. I paesaggi sonori programmati possono potenzialmente ridurre questi fattori di stress identificando l’ora del giorno e gli eventi imminenti. È importante sottolineare che questo approccio al soundscaping può portare un senso di prevedibilità e senso di sicurezza. 

Gli ospiti delle residenze possono essere facilmente spaventati o affaticati dal succedersi delle incombenze quotidiane. Pertanto, allo stesso modo in cui i suoni della cucina sono associati alla preparazione di un pasto, la programmazione di paesaggi sonori costruiti attorno agli eventi quotidiani può creare una risposta pavloviana per orientare i residenti nel loro programma di vita giornaliera e prepararli per eventi che potrebbero altrimenti causare stress.

I paesaggi sonori programmati possono anche fornire informazioni esplicite sull’ora del giorno. Ad esempio, i ricercatori propongono che il suono orario della campana di una chiesa possa essere facilmente riconosciuto, incorporare informazioni sull’ora, orientare le persone nello spazio e fornire rassicurazioni regolari. 

Infine, suoni di tipo biofonico come il canto degli uccelli possono essere usati per dare segnali ai ritmi circadiani del corpo. Il suono biofonico programmato, come un coro dell’alba (*), può aiutare i residenti a sentirsi più svegli durante il giorno e dormire meglio di notte.

Per quanto riguarda il senso di sicurezza negli anziani si sono dimostrati utili suoni distanti e regolari dell’attività generale (umana e naturale).

Non sorprende che i suoni del linguaggio umano aumentino la nostra percezione della presenza sociale. La cosa interessante, però, è che il canto degli uccelli può avere un effetto simile. I ricercatori pensano che ciò sia dovuto alla somiglianza tra il canto degli uccelli e il linguaggio umano: sono entrambi suoni complessi progettati per la comunicazione e possono ingenerare sia un effetto calmante che senso di sicurezza.

Il suono, comunque, influenza l’intero corpo. È stato dimostrato che il suono biofonico ha molti effetti positivi, tra cui la riduzione della tensione muscolare, la riduzione/stabilizzazione della pressione sanguigna e la regolarizzazione del ritmo respiratorio

Questi benefici sono universali e quindi non sono solo gli anziani a trarne vantaggio, ma sono efficaci a tutte le età.

Con un’attenta progettazione del paesaggio sonoro, un suono può contribuire ai diversi effetti desiderati in modi variabili. 

In conclusione, il cervello è una macchina in continua ricerca di ritmi. Non solo, ma anche schemi di intonazione, che abbiano una regolarità matematica che catturi l’attenzione. Il suono di una voce familiare, ad esempio, ha una propria serie di ritmi e altezze. Così fanno suoni particolari in natura: uccelli, insetti, pioggia. Il suono che entra in testa resta lì. Quando il cervello elabora il suono, in realtà risuona con esso, come un diapason che è stato colpito. 

L’uomo ha compreso fin da tempi antichissimi, che il suono può avere effetti positivi sull’organismo e nel corso della sua storia, quasi tutte le civiltà hanno adottato l’uso di suoni per rigenerare l’energia vitale. Oggi la ricerca scientifica può aiutarci a ottenere risultati significativi e quantificabili in termini di benessere.

 

Riferimenti bibliografici

  1. Herrmann B, et al. Aging Affects Adaptation to Sound-Level Statistics in Human Auditory Cortex. J Neurosci. 2018 Feb 21;38(8):1989-1999. doi: 10.1523/JNEUROSCI.1489-17.2018.
  2. Southworth, M. (1969). The sonic environment of cities. Environ. Behav. 1, 49–70
  3. https://www.youtube.com/watch?v=GiOhtgR1T0k&t=9s
  4. Devos P, et al. Designing Supportive Soundscapes for Nursing Home Residents with Dementia. Int J Environ Res Public Health. 2019 Dec 4;16(24):4904. doi: 10.3390/ijerph16244904.

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(*) Un “coro dell’alba”, in inglese dawn chorus, è un fenomeno elettromagnetico che si verifica all’alba o poco dopo. Con una attrezzatura radio appropriata, un dawn chorus può essere convertito in suoni che assomigliano al coro degli uccelli.

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