Il termine “microbiota cutaneo” identifica tutti quegli esseri viventi (batteri, virus, funghi etc) che normalmente vivono sulla superficie della nostra pelle e che contribuiscono a mantenerla in salute. Di conseguenza, le malattie si traducono in un’alterazione quali-quantitativa della composizione del microbiota, condizione che prende il nome di “disbiosi”. I più recenti studi hanno permesso di identificare quali alterazioni si riscontrano comunemente nelle varie malattie, ma l’elemento comune ai vari tipi di disbiosi consiste nella ridotta diversità nella composizione del microbiota, con la prevalenza di determinati microrganismi su altri. Ciò è in grado di determinare uno stato pro-infiammatorio che porterà all’aggravamento e cronicizzazione della patologia stessa.
Tale meccanismo riveste un ruolo importante anche nel possibile innesco di patologie tumorali e, fra queste, anche le neoplasie cutanee.

I primi studi inerenti questo ambito si sono concentrati sul melanoma e, più in particolare, hanno valutato la composizione del microbiota intestinale e cutaneo in pazienti affetti da malattia avanzata in corso di immunoterapia. Gli studi hanno evidenziato come l’assunzione di un’adeguata quantità di fibre con la dieta si associava a un microbiota qualitativamente migliore (particolarmente ricco di Bifidobacterium), ma anche a una risposta favorevole all’immunoterapia. Al contrario, i soggetti trattati con antibiotici capaci di depauperare il microbiota intestinale (quindi con maggiore prevalenza di Clostridium) tendevano ad essere più facilmente resistenti al trattamento. Studi più recenti hanno valutato anche il microbiota cutaneo nei pazienti con melanoma, evidenziando differenze nella composizione del microbiota di soggetti con melanoma in vario stadio evolutivo. Questo suggerisce un possibile ruolo non solo nelle fasi iniziali della malattia, ma anche nel condizionare la progressione del tumore alle fasi più avanzate.

Ulteriori studi hanno valutato il ruolo del microbiota cutaneo nei restanti tumori cutanei, che costituiscono le neoplasie di maggiore riscontro, i cosiddetti Non-melanoma Skin Cancer (NMSC). Essi comprendono i carcinomi (carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare) e il loro precursore, la cheratosi attinica. Tali entità sono estremamente frequenti, soprattutto nei soggetti di età superiore a 50 anni, dalla cute chiara e con storia di importante esposizione al sole, nei quali si localizzano principalmente nelle sedi esposte quali volto e cuoio capelluto. Storicamente, il primo microrganismo studiato in queste neoplasie è stato un virus appartenente ai beta-papillomavirus (beta-HPV) che sarebbe in grado di entrare nelle cellule della cute (cheratinociti) e promuoverne la degenerazione in senso tumorale. In realtà questo fenomeno sarebbe facilitato dalla contestuale presenza di immunodepressione, ossia dalle condizioni nelle quali il sistema immunitario è ridotto, come accade in seguito a importanti malattie e trapianto d’organo. Proprio nei trapiantati d’organo infatti si possono ritrovare i beta-HPV quali agenti promuoventi la formazione di cheratosi attiniche e, successivamente, di carcinomi cutanei. Ciò significa che, in condizioni normali, il sistema immunitario è in grado di contrastare il possibile effetto dei beta-HPV.

In merito alla componente batterica del microbiota in grado di rivestire un ruolo nel NMSC, gli studi hanno successivamente evidenziato la presenza dello Staphylococcus aureus. Infatti, la presenza di tale batterio sarebbe maggiore nell’ambito delle aree cutanee colpite dal tumore, sia esso insorto in pazienti con storia di immunodepressione o meno. Lo S. aureus sarebbe infatti in grado di promuovere uno stato di infiammazione cronica tramite la secrezione di sostanze ed enzimi capaci di automantenere tale condizione e quindi di facilitare la genesi della neoplasia cutanea. Bisogna però ricordare che il fattore di maggiore importanza nel processo di formazione del tumore sembrerebbe essere non solo la preponderanza di una specie di microrganismi, ma la ridotta diversità di essi. A conferma di ciò, il batterio Staphyilococcus epidermidis in adeguata quantità riuscirebbe a contrastare l’effetto negativo di S. aureus e quindi a proteggere la nostra cute dall’insorgenza di tumori. Quest’ultimo concetto ci ricorda quindi l’importanza dell’equilibrio fra i microrganismi presenti sulla nostra cute (e anche nel nostro intestino) nella protezione da quei processi negativi eventualmente capaci di favorire la comparsa di tumori cutanei.
A questo punto ci possiamo domandare “come possiamo mantenere l’equilibrio fra le varie specie componenti il nostro microbiota?” La risposta consiste nell’attuare tutti quei comportamenti protettivi che ormai ben conosciamo, quali la corretta protezione dall’eccessiva esposizione solare, evitare inquinanti ambientali, fra i quali il fumo e l’alcol, curare un’alimentazione bilanciata, l’esercizio fisico e un’adeguata quantità di ore di sonno e, se possibile, evitare lo stress psicofisico.

 

Glossario

Disbiosi: condizione caratterizzata dallo squilibrio nella composizione e nella funzione del microbiota.
Bifidobacterium: batteri Gram positivi cui appartengono numerose specie di comune riscontro nell’intestino umano. Essi vengono usati anche come integratori alimentari per correggere alterazioni della flora intestinale.
Clostridium: genere di batteri Gram positivi comunemente presenti nell’ambiente ed in grado di vivere anche in assenza di ossigeno (anaerobi). Ad essi appartengono alcune specie patogene, capaci di causare malattie quali diarrea e intossicazioni alimentari.
Cheratinociti: cellule fra i maggiori componenti dell’epidermide, la parte superficiale della pelle.
Staphylococcus: batteri Gram positivi comuni commensali presenti nella cute. Fra essi, importanti specie sono S. aureus e S. epidermidis

 

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