I benefici dell’attività fisica per la salute sono un pilastro anche dell’healthy aging. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, per ottenere benefici sulla salute, raccomanda un’attività fisica moderata dai 150 ai 300 minuti alla settimana o intensa per almeno 75 minuti per le persone adulte (18-65 anni). Dopo i 65 anni consiglia di aggiungere attività di rinforzo muscolare. I benefici sulla salute sono stati dimostrati da diversi studi scientifici, tra cui una riduzione del rischio cardiovascolare e di tumori e, in generale, una maggiore sensazione di benessere, per non parlare dell’effetto sulle funzioni cognitive.
Diversi studi sperimentali hanno inoltre dimostrato che la salute della mente può essere mantenuta e addirittura migliorata aumentando la frequenza e la durata dell’esercizio fisico e non semplicemente svolgendo attività prettamente “mentali”, come leggere o fare cruciverba. In altre parole, il benessere psico-fisico deriverebbe da un approccio a tutto tondo in cui la palestra della mente deve necessariamente associarsi a un po’ di fatica per il corpo. Queste affermazioni sono supportate da solide spiegazioni scientifiche, come l’aumento del flusso sanguigno al cervello grazie all’attività fisica, in grado di promuovere la rigenerazione dei neuroni. Perfino le funzioni cognitive più soggette a un declino dovuto all’invecchiamento (come la velocità di ragionamento o le funzioni esecutive), rimangono “malleabili” e migliorabili grazie un’attività fisica di prevenzione.
Un altro elemento chiave è il luogo in cui si svolge l’attività fisica. Molti concordano sul fatto che stare all’aria aperta è sicuramente più piacevole che rinchiudersi in una palestra. Il cosiddetto “esercizio verde” evoca emozioni positive, riduce lo stress, rinforza l’autostima e contribuisce a migliorare il livello di attenzione. Quale migliore occasione per una gita fuori porta che possa far raggiungere contemporaneamente un benessere fisico e mentale?
Se la camminata può apparire l’attività fisica ideale per gli anziani, perché permette di raggiungere un buon livello di attività fisica senza esagerare e può essere praticata all’aperto, per alcuni ci possono essere degli ostacoli fisici che la rendono meno fattibile, per esempio disturbi articolari a livello di anche e ginocchia che riducono la mobilità. Se poi ci si vuole spostare su distanze più lunghe, la passeggiata risulta meno funzionale e spesso fa virare la scelta sulla più comoda automobile. La bicicletta tradizionale potrebbe essere un’alternativa, ma anche in questo caso lo sforzo fisico maggiore potrebbe essere poco tollerato da chi non è al massimo della forma e scoraggiare i meno intraprendenti.
La soluzione potrebbe arrivare dall’uso della bicicletta elettrica, o e-bike, che sta riscuotendo un enorme successo negli ultimi anni, tanto che le vendite sono più che raddoppiate nonostante i prezzi siano meno abbordabili (si aggirano intorno ai 2.000 euro) se confrontati con quelli di una classica bicicletta.
e-bike: un valido compromesso per la terza età
Ma cos’è una e-bike? Questo termine inglese non è altro che la contrazione di electric bike, cioè una bicicletta dotata di un sensore di velocità che fa scattare un motore alimentato da una batteria elettrica solo quando il ciclista esercita una pressione sui pedali. In questo modo si genera una potenza aggiuntiva che supporta la pedalata rendendola meno impegnativa.
Sono pochi gli studi scientifici che si sono concentrati sull’uso della e-bike nella popolazione anziana e le informazioni che si hanno sulla popolazione generale non sempre si possono applicare anche alla terza età. Tuttavia, il recente successo di questo mezzo di trasporto alternativo ha indotto alcuni ricercatori a focalizzarsi sui benefici che la pedalata assistita potrebbe avere sulla mobilità degli anziani. Per esempio, un gruppo di studio delle Fiandre ha svolto un sondaggio per avere una panoramica degli utenti che fanno uso della bicicletta elettrica come punto di partenza per organizzare delle campagne che ne promuovano l’utilizzo. Da questa ricerca è emerso che tra le ragioni principali che spingono gli anziani ad usare una e-bike ci sono la possibilità di pedalare con meno sforzo e l’opportunità di coprire maggiori distanze (in media, si stima da 4 a 8 km più lunghe rispetto a quelle raggiungibili con una bicicletta classica). I risultati hanno mostrato inoltre che sono tre i fattori che aumentano la probabilità di usare una e-bike piuttosto che una bicicletta tradizionale: essere donna, essere in sovrappeso e possedere almeno un mezzo di trasporto a motore, segno che la e-bike non viene acquistata in sostituzione dell’auto per gli spostamenti quotidiani ma come mezzo di trasporto aggiuntivo da dedicare ad attività più piacevoli e allo stesso tempo utili per la salute.
Il fatto che le donne siano più propense a usare la bicicletta elettrica è confortante, dato che le donne anziane sono più a rischio di rimanere fisicamente inattive poiché in media hanno una minore forza muscolare rispetto agli uomini e sono più soggette a problemi articolari dovuti a osteoporosi, artrite e artrosi. La e-bike è un buon compromesso, dato che non richiede un grosso impegno muscolare e, a differenza della camminata, non esercita una pressione eccessiva sulle articolazioni.
Una ricerca inglese ha tratteggiato i ritratti di tre categorie di ciclisti all’interno della popolazione senile:
-
ciclisti riluttanti, purtroppo la maggior parte, che relega l’uso della bicicletta solo agli scenari “ideali” (condizioni atmosferiche molto favorevoli, luogo tranquillo e lontano dal traffico, tempo libero, per esempio durante una vacanza);
-
ciclisti resilienti, consapevoli dei benefici di questa attività sulla salute e desiderosi di intraprenderla, ma non ancora del tutto convinti e timorosi di interfacciarsi con una mobilità che definiscono “non più come una volta”, non senza una punta di rimpianto;
-
ciclisti ri-coinvolti, i più intraprendenti, ovvero coloro che hanno abbandonato la bicicletta in passato ma che adesso sono tornati sulle due ruote ingegnandosi per ottenere il maggiore beneficio e la maggiore soddisfazione nonostante le barriere fisiche che potrebbero ostacolare questa scelta.
In generale, questo sondaggio ha permesso di capire che la e-bike è utile proprio nelle categorie di anziani dove il rischio di inattività è maggiore. Riducendo alcune barriere come lo sforzo fisico o la difficoltà a percorrere lunghe distanze, l’uso della bicicletta elettrica potrebbe stimolare i “non-ciclisti” a intraprendere una nuova attività fisica e indurre coloro che stanno pensando di abbandonarla a mantenerla, anche se con qualche variante sul tema. A beneficiarne non sarebbe solo la forma fisica ma anche il proprio benessere psicologico, dato che le gite fuori porta sono un’ottima occasione per esprimere la propria socialità, soprattutto in un periodo della vita dove le interazioni sociali sono fondamentali per mantenere la mente in costante allenamento.
Ma vale come esercizio fisico?
Pedalata assistita è però sinonimo di scarso movimento e quindi esercizio fisico inefficace? Niente paura, il livello di attività fisica raggiungibile pedalando con una bicicletta elettrica non ha nulla da invidiare a quello su una bicicletta tradizionale, purché chi la utilizza “non faccia il furbo”. Soprattutto con le e-bike più sofisticate dal punto di vista tecnologico è possibile impostare diverse andature (turbo, ecologica, sportiva, turistica, ecc.), il che potrebbe invogliare l’utente a sperimentare queste diverse possibilità dimenticando che il vero obiettivo è quello di pedalare facendo almeno un po’ di sforzo. Se però la pedalata assistita viene usata in modo consapevole, si ha solo da guadagnarci, raggiungendo un buon livello di esercizio fisico finché si riesce e poi lasciandosi liberamente aiutare dalla potenza aggiuntiva generata dalla batteria nel momento in cui si inizia ad essere stanchi, senza per questo rinunciare all’itinerario pianificato.
Un discorso simile può essere fatto per i benefici sulla salute della mente. Uno studio inglese, che ha confrontato l’uso della bicicletta tradizionale e della e-bike in due gruppi di anziani, non ha notato differenze nell’impatto positivo dell’andare in bicicletta sulla funzione cognitiva. Anzi, il beneficio della e-bike è risultato addirittura leggermente più alto. Ciò significa che non è il solo pedalare fisico ad aiutare la funzione cognitiva, ma anche tutto il contesto in cui l’attività viene svolta, inclusa l’ebbrezza della novità. Con una bicicletta elettrica è possibile progettare lunghe scampagnate senza preoccuparsi di non riuscire a tornare indietro, si è più indipendenti e stimolati ad intraprendere l’attività anche in presenza di qualche acciacco che in altre situazioni farebbe rinunciare sin dall’inizio.
In questo senso, le politiche sociali dovrebbero promuovere l’uso della e-bike anche da un punto di vista pratico, per esempio aumentando l’estensione delle piste ciclabili nelle città e inserendo stazioni di rifornimento di energia elettrica per ricaricare la nuova compagna di viaggio. Non è un caso che le più recenti revisioni della letteratura abbiamo dimostrato un chiaro collegamento tra le opportunità offerte nella propria area di residenza (infrastrutture, collegamenti stradali e trasporti pubblici) e l’attività fisica della popolazione anziana.
È proprio questo lo scopo del progetto inglese “cycle BOOM”: comprendere come il design dell’ambiente in cui si vive, le risorse tecnologiche e le infrastrutture a disposizione possano impattare sull’esperienza della popolazione anziana sulle due ruote e sul loro grado di mobilità e di benessere fisico, psicologico e sociale. Questo migliorerebbe anche la percezione dell’ambiente circostante. Anche l’estetica, infatti, vuole la sua parte e uno studio tedesco ha visto che il tempo trascorso ad usare una e-bike si associa alla bellezza del luogo in cui si può liberamente pedalare. Gli attributi ambientali dell’area urbana o extra-urbana sembrano quindi determinanti nella scelta di usare una bicicletta e lo sono ancora di più nel caso di una e-bike, dato che la disponibilità di infrastrutture come piste ciclabili dedicate, stazioni di rifornimento di energia elettrica o luoghi in cui posteggiare temporaneamente la propria e-bike in sicurezza sono fondamentali per promuovere questa abitudine. In questo ambito l’Italia rappresenta purtroppo un fanalino di coda rispetto ai paesi del nord Europa, dove la cultura della bicicletta è ben più radicata. In Germania, per esempio, il Piano Nazionale per la Ciclabilità 3.0 si propone di raddoppiare i chilometri percorribili in bicicletta o e-bike entro il 2030 e di rendere l’esperienza su due ruote più sicura e attrattiva da tutti i punti di vista attraverso la creazione di percorsi ciclabili meglio connessi e più attrezzati.
Educazione alla ciclabilità
Tutte queste qualità vanno ovviamente bilanciate con i potenziali svantaggi della bicicletta elettrica, come la maggiore velocità raggiungibile o il fatto che è molto più pesante da trasportare rispetto a una normale bicicletta, in una categoria di popolazione che è fisicamente più fragile. Salire e scendere da un mezzo più ingombrante rispetto a una normale bicicletta potrebbe risultare più difficoltoso, così come la capacità di mantenersi in equilibrio da fermi. La riduzione di coordinazione, prontezza di riflessi e agilità motoria, inoltre, rende gli anziani più vulnerabili durante gli spostamenti e più a rischio di incidenti con conseguenze anche gravi. In questo senso, sarebbe appropriato introdurre dei veri e propri corsi per istruire al meglio chi si accinge a usare questo mezzo, che, pur apparendo una normalissima bicicletta, nasconde in realtà numerose potenzialità ma anche qualche rischio in più.
È stato un centro tedesco a fare da apripista, promuovendo un originale programma di “educazione alla ciclabilità” (SiFAr, Safer Cycling on Older Age, traducibile con “pedalata più sicura nella terza età”) per migliorare le competenze motorie e ridurre il rischio di commettere errori sulle due ruote. Si tratta di otto sessioni da un’ora, a cadenza settimanale, in cui i partecipanti si ritrovano all’aperto per mettere in pratica alcune nozioni di base dell’andare in bicicletta applicate alla vita di tutti i giorni, con particolare attenzione alle regole del codice della strada previste per le due ruote. Questo progetto pilota si rivolge in particolare agli anziani che non si arrischiano a salire su una bicicletta a causa della loro insicurezza, anche se in realtà avrebbero voglia di dedicarsi a questo passatempo. Lo studio è iniziato da poco, ma sarà interessante conoscerne i risultati, per capire se un programma educativo strutturato può davvero essere utile a promuovere l’attività fisica in modo sicuro e consapevole.
La pandemia da COVID-19 ha ricordato a tutti che la salute è un bene da preservare con particolare attenzione, intervenendo non solo quando viene a mancare ma anche e soprattutto giocando in anticipo per mantenerla e migliorarla con attività di prevenzione che si estendono ben oltre l’ambito medico, includendo anche l’urbanistica, gli incentivi economici e le campagne di promozione di attività per creare un ambiente di vita ideale a garantire una salute a 360 gradi.
A cura di Chiara Puricelli
Riferimenti
- Brüchert, T., Quentin, P., & Bolte, G. (2022). The relationship between perceived built environment and cycling or e-biking for transport among older adults–a cross-sectional study. PLoS ONE, 17(5 May).
- Jones, T., Chatterjee, K., Spinney, J., Street, E., Van Reekum, C., Spencer, B., Jones, H., Leyland, L. A., Mann, C., Williams, S., & Beale, N. (2016). cycle BOOM. Design for Lifelong Health and Wellbeing. Summary of Key Findings and Recommendations. www.cycleboom.org
- Leyland, L. A., Spencer, B., Beale, N., Jones, T., & van Reekum, C. M. (2019). The effect of cycling on cognitive function and well-being in older adults. PLoS ONE, 14(2).
- Siebentritt, H. M., Keppner, V., Britting, S., Kob, R., Rappl, A., Sieber, C. C., & Freiberger, E. (2021). Safer cycling in older age (SiFAr): a protocol of a randomized controlled trial. BMC Geriatrics, 21(1).
- Sperlich, B., Zinner, C., Hebert-Losier, K., Born, D. P., & Holmberg, H. C. (2012). Biomechanical, cardiorespiratory, metabolic and perceived responses to electrically assisted cycling. European Journal of Applied Physiology, 112(12), 4015–4025.
- Van Cauwenberg, J., De Bourdeaudhuij, I., Clarys, P., De Geus, B., & Deforche, B. (2018). Older E-bike Users: Demographic, Health, Mobility Characteristics, and Cycling Levels. Medicine and Science in Sports and Exercise, 50(9), 1780–1789.
- World Health Organization. (2020). WHO guidelines on physical activity and sedentary behaviour. World Health Organization.