Gratitudine è una raccolta di brevi saggi che il celebre neurologo e scrittore Oliver Sacks scrisse negli ultimi anni di vita, prima che la sua malattia si aggravasse.
Questi scritti furono in un primo tempo pubblicati separatamente sul New York Times, e solo successivamente raccolti da Adelphi in un libro, divenuto un vero e proprio inno alla vita. Con la sua penna ferma e oggettiva, ma allo stesso tempo delicata, Sacks affronta i temi della vecchiaia, della malattia e della morte.
I quattro saggi di Gratitudine di Oliver Sacks
Nei quattro saggi che compongono Gratitudine, Sacks intreccia ricordi personali e riflessioni. Dall’amore per la scienza coltivato sin dall’infanzia alla consapevolezza dell’approssimarsi della fine, ogni pagina esprime il senso di gratitudine dell’autore per una vita ricca di esperienze, legami e scoperte.
Il primo saggio è Mercurio, un racconto in cui Sacks ritorna indietro nel tempo ricordando la sua passione per la scienza fin da bambino. Da qui, un salto alla vita adulta alla quale associa un profondo senso di gratitudine, sentimento che accompagnerà tutto il libro e che darà titolo allo stesso. Il giusto spazio tra le righe viene lasciato anche ai rimorsi: lo scrittore confida al lettore di essere dispiaciuto di non aver imparato una nuova lingua, conosciuto altre culture e non aver fatto molte altre esperienze. Infine, Mercurio si chiude con una riflessione sulla vecchiaia, vista come un momento di gioie e possibilità:
“Non penso alla vecchiaia come un’età sempre più triste che in un modo o nell’altro va sopportata facendo buon viso a cattivo gioco, ma come a un periodo di libertà e senza impegni, svincolato dalle artificiose urgenze del passato, in cui sono libero di esplorare quello che voglio e di legare tra loro i pensieri e i sentimenti di tutta una vita”.
La mia vita è il secondo scritto contenuto in Gratitudine, il più breve dei quattro ma probabilmente il più profondo. Si apre con la confessione e condivisione della malattia cui seguono le riflessioni, apparentemente contrastanti, di paura e voglia di vivere. Sacks scrive di voler approfittare del tempo che gli rimane per coltivare i rapporti di amicizia, scrivere, viaggiare e conoscere ancora. Anche in questo caso, ritorna il concetto di riconoscenza per la vita vissuta, per essere stato amato e per aver amato, per aver donato e ricevuto allo stesso tempo.
Gratitudine continua con La mia tavola periodica, scritto nel quale si intrecciano le due personalità dell’autore: scienziato d’un lato e narratore dall’altro. Sacks accomuna gli elementi chimici, caratterizzati dai rispettivi numeri, ai propri anni di vita. Così scrive che probabilmente non vedrà il compleanno del bismuto, numero 83 della tavola periodica e il compleanno del polonio, numero 84. Ciononostante, è felice di ricordare i suoi compleanni passati, simbolo di una vita piena e ben vissuta.
Il libro si chiude con Shabbat, che rappresenta una vera e propria lettera di congedo per i suoi lettori. Qui, Oliver Sacks parla della sua famiglia e della religione ebraica. Ricorda anche della seconda guerra mondiale e di come, anno dopo anno, le sinagoghe iniziarono a svuotarsi. Racconta poi del suo allontanamento dai doveri rituali, culminato con la confessione della sua omosessualità e la mancata comprensione da parte della madre. Negli anni successivi, Sacks visse lontano dai suoi ambienti costruendo, in America, quella che sarebbe diventata la sua brillante carriera. Quasi come a rassicurare il lettore, racconta infine di essere ritornato a far visita alla famiglia e di essere stato calorosamente accolto insieme al suo compagno.
Sacks conclude dicendo di essere felice di aver dichiarato la propria sessualità, coraggio che lo ha spinto a rivelare anche la sua malattia rendendo possibile la pubblicazione di questi brevi saggi.
L’inno alla vita secondo Sacks
Sebbene le tematiche trattate in Gratitudine lascino pensare a un libro triste e sommesso, in realtà è tutt’altro e va piuttosto considerato come una sorta di diario motivante e a tratti ironico. La sincerità e la consapevolezza sono la vera chiave: Sacks ha paura e lo ammette consentendo al lettore di empatizzare a prescindere dal proprio trascorso. La malattia e la morte vengono quindi comprese, accettate e abbracciate ma a una sola condizione: ricordare e perpetuare la bellezza della propria vita.
Gratitudine è quindi un libro per tutti coloro che vogliono ricordare quanto essere al mondo sia una grande responsabilità ma anche un’immensa fortuna.