Con il termine trombosi si indica l’attivazione di quei processi di aggregazione delle piastrine contenute nel sangue e di specifici meccanismi biologici che portano alla formazione di un trombo (massa solida costituita da piastrine, globuli bianchi, globuli rossi e una sostanza chiamata fibrina) all’interno di un vaso o di un’altra struttura corporea dell’organismo.
Nelle fasi più precoci, generalmente, il trombo è costituito perlopiù da piastrine, mentre man mano che la trombosi va avanti nel tempo più prevalgono le altre componenti, in particolare la fibrina, che forma un reticolo su cui aderiscono i globuli rossi. Il vaso sanguigno in cui si forma la trombosi può essere un’arteria (generalmente sulla superficie di una placca aterosclerotica), o una vena. Ricordiamo che le arterie sono i vasi sanguigni che trasportano il sangue dal cuore alla periferia del corpo, viceversa le vene riportano il sangue dalla periferia al cuore.
Fisiopatologia e clinica
Quando la trombosi si forma in un’arteria, a livello di una placca aterosclerotica (un deposito di grassi, globuli bianchi e molecole infiammatorie sulle pareti di un’arteria dovuto all’aterosclerosi), l’arteria si occlude. La conseguenza è che il flusso sanguigno non riesce a raggiungere il tessuto presente a valle del trombo, che dovrebbe essere irrorato dall’arteria stessa: si verifica una condizione detta di ischemia. Esempi tipici sono la trombosi a carico delle coronarie, le arterie che irrorano il cuore, che provoca un infarto miocardico, oppure la trombosi di un’arteria cerebrale, che determina l’insorgenza di un ictus.
Quando la trombosi si forma in un vaso venoso, invece, può determinarne un’ostruzione più o meno completa, con la conseguenza che il sangue non riesce a defluire fino al cuore. Tipico è l’esempio della trombosi venosa agli arti inferiori, caratterizzata da dolore, impotenza funzionale e gonfiore all’arto interessato.
Se il trombo formatosi in un vaso venoso si stacca dalla parete e va in circolo, esso può raggiungere il circolo sanguigno polmonare (il circolo che, passando attraverso i polmoni, è responsabile dell’ossigenazione del sangue) e provocare, in seguito all’ostruzione delle arterie polmonari, un’embolia polmonare, caratterizzata da dolore al petto, difficoltà respiratoria e mancata ossigenazione del sangue.
Invece una trombosi che si forma all’interno del cuore, per esempio nell’atrio sinistro in un paziente con fibrillazione atriale oppure nel ventricolo sinistro in un paziente con infarto miocardico, può migrare nel circolo sanguigno e dare un’ostruzione embolica a distanza (per esempio un ictus da embolia sistemica nelle arterie cerebrali o un’embolia periferica nel circolo degli arti inferiori).
Diagnosi
La diagnosi dipende sia dalla sede della trombosi stessa, sia se associata ad essa vi è un infarto, un ictus, un’ischemia o un’embolia. L’infarto miocardico da trombosi coronarica si diagnostica con l’elettrocardiogramma e il dosaggio di specifici marker cardiaci nel paziente che ha riportato dolore al petto prolungato. Per valutare se c’è una trombosi coronarica durante un infarto del miocardio si effettua un esame angiografico delle coronarie. L’ictus da trombosi cerebrale provoca sintomi neurologici acuti all’esordio e gli esami che la evidenziano sono la TAC cerebrale oppure l’esame angiografico delle arterie cerebrali. La trombosi venosa si diagnostica con un esame ecografico delle vene degli arti inferiori. Per diagnosticare l’embolia polmonare solitamente si esegue una TAC delle arterie polmonari.
Terapia
In caso di fenomeni di trombosi la terapia può essere farmacologica oppure basata su interventi chirurgici. La terapia farmacologica in caso di trombosi coronarica (infarto miocardico) o cerebrale (ictus) si basa sulla somministrazione di aspirina come antiaggregante piastrinico e sull’uso di farmaci trombolitici, che sono in grado di sciogliere il trombo responsabile dell’occlusione del vaso sanguigno. In caso di trombosi venosa o di embolia polmonare la terapia farmacologica è composta da sostanze anticoagulanti somministrate per via endovenosa o sottocutanea. Il trattamento interventistico si basa sulla disostruzione meccanica del vaso occluso dal trombo, con impianto, per esempio in caso di infarto miocardico, di una retina metallica (stent) che ripristina e mantiene la pervietà dell’arteria.
Bibliografia
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