Lo scompenso cardiaco è una sindrome clinica complessa, definita come l’incapacità del cuore di pompare il sangue in quantità adeguata rispetto all’effettiva richiesta dell’organismo.
In Italia lo scompenso cardiaco affligge circa il 2% della popolazione, con un’incidenza approssimativa di 200.000 nuovi casi l’anno. La sua prevalenza cresce in maniera esponenziale con l’età, arrivando a percentuali di circa il 20% nei soggetti di età > 80 anni, ed è destinata ad aumentare ulteriormente, visto l’invecchiamento progressivo della popolazione. Lo scompenso cardiaco è una delle principali cause di ricovero ospedaliero in individui di età > 65 anni ed è la prima causa di morte per patologie cardiovascolari in Italia. Dopo un ricovero per scompenso cardiaco, la mortalità a 5 anni è del 40-50%.
Lo scompenso cardiaco è l’esito evolutivo di varie patologie cardiache, principalmente l’infarto miocardico, ma anche malattie primitive del muscolo cardiaco o disfunzioni valvolari. I sintomi e i segni sono principalmente dovuti:
a) all’insufficienza della funzione contrattile del cuore, con conseguente astenia (sensazione di debolezza che può limitare in maniera più o meno invalidante la capacità di esercizio fisico);
b) alla congestione polmonare, che causa affanno (la cosiddetta dispnea), inizialmente da sforzo e nelle fasi evolutive anche a riposo;
c) alla ritenzione di liquidi, che provoca gonfiore agli arti inferiori (edema periferico).
Lo scompenso è associato a un ampio spettro di anormalità funzionali del cuore, che possono variare da pazienti con preservata funzione contrattile cardiaca, ma con alterazioni del rilasciamento del muscolo cardiaco, a pazienti con compromissione più o meno grave della funzione contrattile del cuore. Spesso sono presenti comorbilità che possono ulteriormente aggravare la prognosi dello scompenso cardiaco, per esempio aritmie (la più frequente è fibrillazione atriale), insufficienza renale cronica e broncopneumopatia cronica ostruttiva, la cui gestione a volte richiede un approccio multidisciplinare. Lo scompenso cardiaco è una condizione cronica in cui i pazienti sono ricoverati in un setting specialistico in occasione di riacutizzazioni, e vengono poi reindirizzati alle cure primarie a livello ambulatoriale, una volta stabilizzati.
La cura dello scompenso cardiaco presuppone un coinvolgimento attivo del paziente ed una sua notevole motivazione alla corretta assunzione della terapia, al monitoraggio continuo della propria condizione clinica e alla prevenzione delle riacutizzazioni attraverso stili di vita adeguati. Il trattamento è di tipo farmacologico, con sostanze che si sono dimostrate in grado di ridurre significativamente la mortalità, ma anche di tipo interventistico, mediante l’impianto, attraverso tecniche mini-invasive, di strumenti intracardiaci in grado di migliorare la “performance” del cuore e/o di interrompere eventuali aritmie associate allo scompenso.
Bibliografia
– Ponikowski P, et al. 2016 ESC Guidelines for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure: The Task Force for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure of the European Society of Cardiology (ESC). Developed with the special contribution of the Heart Failure Association (HFA) of the ESC. Eur Heart J 2016;37:2129-2200
– Aspromonte N, et al. ANMCO/SIC Consensus Document: cardiology networks for outpatient heart failure care. Eur Heart J Suppl. 2017 May;19(Suppl D):D89-D101