Con prevenzione quaternaria si intende la prevenzione della medicina non necessaria e della medicalizzazione di condizioni non mediche.
Il termine è stato introdotto alla fine degli anni 80, in seguito alla diffusione di una percezione di incertezza sul proprio stato di salute anche tra persone sane, che spesso porta a una richiesta maggiore di esami diagnostici (i check up generali in assenza di sintomi o fattori di rischio) o di interventi di prevenzione e terapia inutili o dannosi.
Pazienti e medici tendono a sovrastimare i benefici e sottostimare i danni di interventi di cura e di prevenzione, mentre conoscere i valori predittivi degli esami diagnostici e il rapporto benefici-danni delle terapie e degli interventi preventivi permette di abbandonare molte procedure inutili.
Il concetto di prevenzione, soprattutto quella secondaria è stato spesso frainteso, le stesse strategie per i singoli pazienti ad alto rischio sono state estese a gruppi sempre più grandi della intera popolazione.
Tra i possibili danni della prevenzione secondaria, per esempio ci sono le diagnosi di falsi positivi, ovvero quella quota di pazienti diagnosticati e trattati in cui la malattia non avrebbe di per sé mai prodotto sintomi o conseguenze sulla salute. Nella prevenzione terziaria un esempio di danni è l’uso di farmaci anti-aritmici dopo l’infarto del miocardico, che riducono le aritmie ma aumentano la mortalità
La prevenzione quaternaria è particolarmente importante per gli anziani, perché l’età è uno dei principali fattori di rischio di molte patologie e di morte.
Tuttavia non esiste un confine preciso che definisca quando è inutile cercare di prevenire una patologia, perché la probabilità di morire di altre malattie fortemente correlate all’età diventa preponderante. La deprescrizione di farmaci e di trattamenti preventivi nell’anziano è un tema delicato di prevenzione quaternaria che deve coinvolgere nella scelta il medico, i pazienti e i caregiver.

Bibliografia

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