Per ipoglicemia si intende una condizione in cui la glicemia (ovvero la concentrazione di glucosio nel sangue) è più bassa rispetto ai valori ritenuti normali. Generalmente, infatti, si parla di ipoglicemia quando il valore della glicemia scende al di sotto dei 70 mg/dl, oppure quando si manifestano i sintomi tipici dell’ipoglicemia a prescindere dai valori del glucosio nel sangue. Nelle persone non diabetiche l’ipoglicemia è un evento piuttosto raro, mentre è più frequente nei soggetti con diabete soprattutto se di tipo 1, ed è generalmente un effetto collaterale indotto da alcune classi di farmaci utilizzati come terapia per questa malattia, soprattutto l’insulina e le sulfoniluree; numerose altre classi di farmaci antidiabetici, invece, non hanno rischio di indurre ipoglicemie.
Le ipoglicemie si classificano in base ai valori di glucosio nel sangue e ai sintomi a esse associati:
1) Ipoglicemia lieve, in cui la glicemia ha un valore compreso tra 54 e 70 mg/dl. In questo caso generalmente iniziano a insorgere sintomi come tremori, sudorazione, palpitazioni e tachicardia, ansia e un forte senso di fame.
2) Ipoglicemia moderata, in cui la glicemia è inferiore a 54 mg/dl. È caratterizzata sia dai sintomi dell’ipoglicemia lieve sia da quelli causati dalla scarsa disponibilità di zuccheri per il corretto funzionamento del cervello: si possono quindi manifestare confusione, vertigini, debolezza, irritabilità, visione offuscata.
3) Ipoglicemia grave, ovvero qualsiasi episodio che la persona con ipoglicemia non riesce a gestire autonomamente e che richiede l’intervento di persone esterne. I sintomi di questo tipo di ipoglicemia sono gravi, un’alterazione dello stato di coscienza fino alla perdita dei sensi, coma e nei casi peggiori la morte.
Le soglie di glicemia su cui si basa la classificazione appena descritta in realtà non sono rigide: l’insorgenza dei sintomi e la capacità di avvertire le ipoglicemie variano infatti da soggetto a soggetto. Per esempio, alcune persone (solitamente quelle che mantengono valori di glucosio nel sangue elevati durante tutta la giornata) possono avvertire i primi sintomi ipoglicemici a partire da valori di glicemia più alti e che normalmente non vengono considerati ipoglicemia, per esempio intorno ai 100 mg/dl. Altre persone invece, solitamente quelle che hanno una glicemia media ridotta, non si accorgono dei sintomi ipoglicemici fino a che la glicemia non raggiunge valori molto bassi. In questo caso si parla di “ipoglicemie silenti”. Esse possono essere pericolose poiché, se si raggiungono valori di glicemia molto bassi, i sintomi, anche gravi, possono insorgere rapidamente e quindi possono essere difficili da gestire.
Le ipoglicemie gravi e le ipoglicemie ripetute possono danneggiare (nel breve periodo oppure in modo progressivo nel tempo) diversi organi dell’organismo, tra cui il cervello e il cuore. Infatti l’ipoglicemia è un evento di grande stress per l’organismo ed è particolarmente pericolosa nei bambini e nelle persone anziane: per questi motivi è importante prevenire e gestire correttamente questi episodi. Per prevenire le ipoglicemie è necessario seguire la terapia antidiabetica, avere una alimentazione adeguata e controllare la glicemia capillare con il glucometro. Per gestire correttamente una ipoglicemia, qualora dovesse insorgere, bisogna ricordare la cosiddetta “regola del 15”: essa consiste nell’assumere 15 grammi di zuccheri (per esempio 3 bustine di zucchero o mezzo bicchiere di coca-cola o succo di frutta) e poi rimisurare dopo 15 minuti la glicemia col glucometro. L’obiettivo è una glicemia sopra i 100 mg/dl, se si trovasse invece una glicemia minore, si consiglia di ripetere l’assunzione di 15 grammi di zuccheri. Nei casi più rari di ipoglicemia grave con perdita di coscienza, in cui non è possibile fare assumere zuccheri per bocca, è necessaria la somministrazione di glucagone (farmaco salvavita che i soggetti a rischio di ipoglicemie gravi devono sempre avere a disposizione) oppure chiamare i soccorsi.