Quando si parla di intensità dell’attività fisica è importante che essa venga quantificata attraverso strumentazione dedicata.

La frequenza cardiaca è il parametro più facilmente ricavabile tramite misurazione diretta o cardio-frequenzimetro. Tale valore è espresso come percentuale della frequenza massimale, che si ottiene tramite la formula di Karvonen: 220-età= FC max

Un’altra possibilità di misurazione dello sforzo è il calcolo del consumo di ossigeno (VO2) che può essere effettuato attraverso l’utilizzo di apparecchiature allo scopo preposte in setting dedicati.
In alternativa, lì dove la possibilità di utilizzare queste strumentazioni sono limitate è possibile stimare l’intensità dello sforzo attraverso l’utilizzo di scale validate.
In tal modo si può valutare il carico di ogni allenamento, oltre a prescrivere correttamente la forma di esercizio fisico più efficace.

La scala di Borg

La scala di Borg rappresenta un utile strumento per valutazione la percezione dello sforzo. Essa si basa sul concetto di Corollary Discharge secondo cui la sensazione di sforzo che origina da un comando motorio viene proiettata dalla corteccia motoria sulla corteccia somato-sensoriale. Di conseguenza, la fatica fisica trova una diretta corrispondenza neuro-fisiologica.

La prima stesura della scala è stata ideata alla fine degli anni ’50, ma successivamente si sono susseguite diverse versioni.

La prima è la BORG Rate of Perceived Exertion (RPE) che è una scala categorica formata da parametri verbali e numerici che stimano la frequenza cardiaca (FC) e il consumo di ossigeno (VO2).

In questa scala lo sforzo massimale corrisponde al valore di 20, senza possibilità di assumere un valore più alto. Questo meccanismo può creare un cosiddetto “effetto tetto”, in cui i valori più alti non vengono ben distinti e caratterizzati.

Successivamente è stata poi sviluppata la Scala BORG CR10. Il range va da 0 a 10 e corrisponde a un valore verbale. Questa è una scala “aperta”, in cui si ha la possibilità di dare un valore anche superiore al massimale, evitando così l’effetto “tetto”.

Queste scale sono semplici e veloci da utilizzare, a costo zero e validate scientificamente. Possono essere somministrate agli atleti per adattare il carico dell’allenamento, ma anche ai pazienti per monitorare i miglioramenti e prescrivere un corretto percorso riabilitativo. Il soggetto in esame deve conoscere bene i valori estremi della scala, scegliere prima i valori verbali e successivamente quelli numerici. 

 

Bibliografia
– Borg E. On perceived exertion and its measurement, 2007, US-AB, Stockholm
– Borg G. Dhlstrom H. A pilot study of perceived exertion and physical working capacity. Acta Soc Med Ups. 1962; 67:21-27
– Borg GA. Psychophysical bases of perceived exertion. Med Sci Sports Exerc. 1982;14(5):377-381

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