Definizione ed epidemiologia
Secondo l’Associazione Internazionale di Uroginecologia (IUGA) e la Società Internazionale di Continenza (ICS), l’incontinenza urinaria è “la perdita involontaria di urina tale da costituire un problema sociale ed igienico”. Le donne rappresentano la popolazione maggiormente colpita da incontinenza: si stima che circa una donna su tre soffra di questo problema. L’incontinenza urinaria colpisce prevalentemente le donne sopra i sessant’anni di età. Tuttavia, il 20 e il 40% dei casi può manifestarsi in donne sotto i 50 anni. L’incontinenza urinaria rimane comunque un disturbo ancora molto sommerso e si stima che il numero delle donne incontinenti sia almeno dalle 2 alle 4 volte maggiore rispetto alla percentuale di pazienti che giungono all’attenzione sanitari.
In base alle modalità e alle situazioni in cui essa si verifica si distinguono tre principali tipi di incontinenza:
- incontinenza da sforzo (o da stress): perdita involontaria di urina in seguito a sforzo, come attività fisica, starnuto o colpo di tosse
- incontinenza da urgenza: perdita involontaria di urina associata ad urgenza minzionale
- incontinenza mista: perdita involontaria di urina con componente da urgenza e da sforzo.
Cause
L’incontinenza può essere cronica o transitoria. L’incontinenza urinaria transitoria può verificarsi dopo un parto vaginale, o in concomitanza di un’infezione acuta delle vie urinarie inferiori e generalmente si risolve in maniera spontanea nell’arco di alcuni giorni/settimane. L’incontinenza urinaria cronica può invece derivare da una moltitudine di cause e spesso è persistente e progressiva.
L’incontinenza urinaria da sforzo nasce da un’alterazione dell’equilibrio, che in condizioni normali è garantito dal corretto funzionamento di numerose strutture anatomiche di supporto del pavimento pelvico. Quando tali strutture vengono danneggiate, il sistema di chiusura uretrale non funziona correttamente, e questo porta alla perdita di urina in concomitanza di eventi quali tosse, starnuti, risate o sforzi. La gravidanza rappresenta, senza ombra di dubbio, il principale evento responsabile del danno del pavimento pelvico femminile: durante il parto si possono generare delle modificazioni anatomiche che portano alla perdita di urina. Altre condizioni che sembrano associarsi in maniera evidente con l’incontinenza da sforzo sono l’obesità e l’età avanzata.
L’incontinenza urinaria da urgenza, invece, si associa a malattie dell’endotelio o a patologie neuro-muscolari, che determinano iperattività della muscolatura vescicale e perdita di urina.
Diagnosi
È molto importante rivolgersi al proprio medico quando si verificano delle perdite involontarie di urina, anche quando queste possono sembrare di lieve entità. Attraverso una adeguata anamnesi, infatti, il medico può diagnosticare e classificare adeguatamente l’incontinenza urinaria.
Per prima cosa, l’incontinenza urinaria dovrebbe essere indagata da un punto di vista soggettivo. La perdita si verifica: con l’attività fisica? Con un senso di urgenza? Senza che la paziente se ne renda conto? Se l’incontinenza è mista, uno dei due sottotipi causa più fastidio o ricorre più frequentemente dell’altro?
In seconda istanza è necessario, se possibile, quantificare la perdita di urina. Questa informazione può essere ottenuta basandosi sul numero di pads (presidi assorbenti) usati in una giornata o sulla frequenza con cui cisi cambia a causa della perdita di urina.
Nelle donne, l’intervista anamnestica dovrebbe anche includere la valutazione del ciclo mestruale, l’anamnesi ostetrica, sessuale e valutazione della funzione intestinale. Non bisogna poi dimenticare che alcuni farmaci possono causare episodi di incontinenza.
Oltre all’anamnesi, ci sono tre test che possono essere eseguiti durante la valutazione iniziale di donne con l’incontinenza urinaria da sforzo: lo stress test, il Q-tip test e il pad test.
- Stress test: si evidenzia eventuale perdita di urina dal meato uretrale esterno durante un colpo di tosse
- Q-tip test: serve a valutare l’angolatura dell’uretra. Un angolo superiore a 30° è associato a ipermobilità dell’uretra
- Pad test: serve a quantificare la perdita i urina in grammi. Presidi con peso <20 gr indicano una incontinenza lieve, mentre >75g una incontinenza severa
A seconda del parere del medico, la valutazione dell’incontinenza urinaria può anche prevedere un esame strumentale specialistico: il test urodinamico invasivo che valuta il trasporto, l’accumulo e l’evacuazione dell’urina. Da un punto di vista pratico, l’esame prevede l’introduzione di un catetere vescicale, che serve a riempire la vescica e a calcolarne le pressioni interne, e di una sonda rettale (o vaginale) che serve a calcolare la pressione addominale. È un esame eseguito da un urologo in un centro specializzato, non doloroso con una durata di circa 30 minuti.
Terapia
Incontinenza da sforzo
Nei casi di incontinenza urinaria lieve e moderata, la prima raccomandazione consiste nel modificare lo stile di vita con perdita di peso, diminuzione dell’apporto di caffeina e modulazione dell’introito idrico. Successivamente si può ricorrere a esercizi di ginnastica per rafforzare il pavimento pelvico (esercizi di Kegel). Questi consistono in contrazioni sostenute del pavimento pelvico (8-12 contrazioni per 10 secondi ciascuna) da eseguire più volte al giorno per 4-6 mesi. Si può ricorrere anche a farmaci, come la duloxetina, dimostratasi efficace nel trattamento dell’incontinenza.
Se il trattamento iniziale fallisce o se l’incontinenza è severa, si rende necessario un approccio chirurgico per supportare adeguatamente le strutture vescico-uretrali. Attualmente gli interventi più frequentemente proposti sono il posizionamento di sling uretrali (benederelle posizionate per sostenere l’uretra) e l’iniezione di sostanze come l’acido ialuronico periuretrali.
Incontinenza da urgenza e mista
Il trattamento dell’incontinenza urinaria da urgenza spesso inizia con modifiche dello stile di vita, che riguardano principalmente l’apporto idrico e tecniche comportamentali. Numerosi farmaci sono al momento approvati per il trattamento dell’incontinenza da urgenza, quali anticolinergici (darifenacina, fesoterodine, imidafenacina, propiverina, solifenacina, tolterodine, trospio, ossibutinina). e beta3-agonisti (mirabegron); questi farmaci possono in genere causare effetti collaterali quali bocca secca, cattiva digestione e stitichezza. Infine, opzioni terapeutiche per coloro che non rispondono alla farmacoterapia possono essere l’iniezione intravescicale di tossina botulinica o l’impianto di un neuromodulatore sacrale.
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