“Equilibrio” è un termine comunemente usato per indicare vari concetti applicabili a diversi ambiti culturali e scientifici. In ambito medico, il termine si accompagna all’idea di Stabilità e Controllo Posturale, coinvolgendo diverse discipline mediche.

Definire il concetto fisiologico di equilibrio e comprendere tutti i meccanismi che lo compongono è fondamentale per capirne gli aspetti patologici. Citando la Fisica Meccanica, l’equilibrio si basa sulla capacità di un corpo di mantenere la proiezione del proprio centro di massa all’interno della base di appoggio. Per l’uomo questa definizione non basta, perché il corretto controllo posturale deve comprendere non solo la capacità di mantenere una specifica postura in posizione statica, ma anche durante un movimento volontario o in relazione a perturbazioni esterne.

Il controllo posturale ci permette di generare movimenti armonici del corpo nella sua interezza e delle singole articolazioni. L’uomo utilizza continuamente le cosiddette strategie posturali, che possono essere anticipatorie (movimenti volontari in relazione a stimoli attesi) o compensatorie (correzioni a stimoli improvvisi). Si può dire, quindi, che grazie all’equilibrio possiamo aver una corretta interazione con l’ambiente circostante.

Numerosi organi sensoriali periferici contribuiscono a una corretta regolazione dell’equilibrio. Per prima la vista, che agisce con i fotorecettori sparsi sulla retina creando un’immagine dello spazio circostante e del movimento al suo interno. Il vestibolo, situato nell’orecchio interno e composto dagli organi otolitici e i canali semicircolari, contribuisce a codificare i movimenti del capo sul piano lineare e rotazionale. L’udito esplica la sua funzione dando un senso di movimento e di direzionalità. Infine, la cosiddetta propriocezione permette di riconoscere la posizione del corpo e lo stato di contrazione dei muscoli mediante recettori posti nei muscoli, nei tendini e nella cute.

Essendo l’equilibrio una funzione complessa e composta da diversi elementi, i problemi a esso correlati portano spesso a una non chiara definizione eziologica e, di conseguenza, alla mancanza di una terapia adeguata. È necessario, perciò, avere un’ampia conoscenza di tutte le componenti, scegliere adeguati test per valutarle e utilizzare un corretto approccio terapeutico e riabilitativo.

Nel soggetto anziano le alterazioni dell’equilibrio sono molto frequenti e possono riguardare circa un terzo di queste persone. A ciò è associato un aumento del rischio di caduta, con le gravi conseguenze ad esso collegato.
Il termine “presbiastasia” si riferisce proprio alle modificazioni fisiologiche e strutturali correlate ai fenomeni di invecchiamento che portano a un’alterazione del controllo dell’equilibrio.
Tale condizione è caratterizzata da una fragilità multifattoriale, che coinvolge sia i meccanismi sopra descritti sia la presenza di altre patologie tipiche del soggetto anziano (artrosi, malattie dei vasi, alterazioni del cammino, alterazioni della vista, assunzione di farmaci, osteoporosi).

Un corretto inquadramento diagnostico è dunque fondamentale per procedere con un corretto trattamento, che deve riguardare tutti gli aspetti coinvolti.

 

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