La cachessia viene anche chiamata sindrome da deperimento e consiste nella perdita di peso dovuta sia alla riduzione della massa grassa che all’atrofia dei muscoli. Questa diminuzione di massa corporea, che può andare dal 5 al 20% del peso iniziale, non può essere invertita tramite la dieta – anche mangiando di più si perde comunque peso – e viene spesso accompagnata da inappetenza, stanchezza e debolezza croniche.
Non si tratta di una malattia in sé ma di un sintomo grave che può emergere per via di differenti condizioni patologiche in stadio terminale come malattie autoimmuni, broncopneumopatia cronica ostruttiva, morbo di Alzheimer e, più spesso, molte forme di cancro in fase avanzata. Nel 20% circa dei casi di pazienti oncologici gravi che sviluppano cachessia, essa è la principale causa della morte per via dell’insufficienza cardio-respiratoria che segue all’atrofia dei muscoli respiratori.
Le cause della cachessia sono complesse e non del tutto chiarite, ma coinvolgono uno stato infiammatorio generalizzato, alterazioni nel sistema nervoso e in quello endocrino, responsabile della produzione degli ormoni che influiscono sul metabolismo. Come risultato si sviluppano alterazioni nel metabolismo dei carboidrati e nella degradazione delle molecole nutrienti accompagnate da anoressia.
Attualmente non ci sono cure efficaci che indirizzino direttamente la cachessia, che può essere affrontata solo indirettamente rimuovendo il tumore o curando la patologia dei quali è sintomo. Affiancando a questi trattamenti un adeguato esercizio fisico è possibile rallentare il decorso della cachessia combattendo l’insorgenza dell’anoressia e della depressione che spesso ne conseguono.