L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune caratterizzata da infiammazione cronica che colpisce le articolazioni, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, ma che può interessare anche altri organi e sistemi come cute, occhi, apparato respiratorio e cardiocircolatorio.
Tra tutte le malattie infiammatorie croniche che colpiscono le articolazioni, l’artrite reumatoide è sicuramente la più frequente con un’incidenza tra le donne 2-3 volte maggiore rispetto agli uomini. L’esordio generalmente si colloca tra tra i 35 e i 50 anni, anche se esistono forme giovanili o tardive. Le popolazioni del nord Europa e del nord America risultano più frequentemente interessate da tale malattia.
Cause
Al momento non è noto perché si sviluppi l’artrite reumatoide, sebbene siano conosciuti alcuni fattori di rischio. È infatti noto che fattori genetici (che influenzano la funzione del sistema immunitario) ed ambientali (genere, età, esposizione al fumo di sigaretta) contribuiscono a causare la malattia.
Sintomi
L’artrite reumatoide (AR) determina infiammazione cronica delle articolazioni, che si traduce in dolore e gonfiore (tumefazione) a carico delle articolazioni delle mani, dei piedi, dei polsi, delle caviglie, dei gomiti, delle ginocchia; la pelle sopra le articolazioni può apparire calda ed arrossata. Sebbene possa essere colpita un’articolazione alla volta, la malattia generalmente colpisce più articolazioni contemporaneamente in modo simmetrico. Il dolore si accompagna spesso a una sensazione di rigidità, che può migliorare con il movimento.
La malattia può avere andamento spontaneamente altalenante, con fasi di riacutizzazione alternate a fasi di minore sintomaticità; inoltre, può avere un decorso molto variabile da paziente a paziente. In alcuni soggetti la malattia può essere scarsamente sintomatica e facilmente controllabile con le terapie a disposizione. In altri pazienti, viceversa, la malattia può essere più resistente ai trattamenti e causare, sul lungo termine, un danno progressivo alle articolazioni, che possono deformarsi, causando una significativa limitazione funzionale.
Oltre ai sintomi a carico delle articolazioni, si possono associare sintomi dovuti a una reazione sistemica come febbricola, malessere generalizzato, debolezza. Inoltre, possono comparire manifestazioni cliniche correlate all’interessamento extra-articolare, come lesioni cutanee, sintomi legati all’interessamento polmonare o oculare. Infine, l’AR si associa a complicanze quali incremento del rischio cardiovascolare e osteoporosi.
Diagnosi
La diagnosi di artrite reumatoide è sostanzialmente clinica e si fonda sull’utilizzo dei criteri classificativi ACR/Eular 2010. La diagnosi quindi è prevalentemente fondata su anamnesi ed esame obiettivo; gli esami del sangue vengono eseguiti al fine di valutare gli indici di infiammazione (VES e PCR) e la presenza di autoanticorpi che si associano all’AR, come il fattore reumatoide e gli anticorpi anticitrullina.
In casi selezionati, anche l’ecografia e la risonanza magnetica articolare possono contribuire alla diagnosi.
Le radiografie di mani, piedi, polsi e caviglie hanno un limitato ruolo nella diagnosi, mentre sono fondamentali nel follow-up dei pazienti, per monitorare l’eventuale comparsa di danni strutturali a livello delle articolazioni.
Terapia
Steroidi e antinfiammatori, che in passato rappresentavano il cardine del trattamento, sono tutt’oggi impiegati come trattamenti sintomatici durante le fasi di attività di malattia.
Tuttavia, a fianco a queste terapie, risulta fondamentale avviare, sin dalla diagnosi una terapia immunomodulante di fondo (DMARD: disease modifying antirheumatic drugs, farmaci antireumatici modificanti il decorso di malattia), che permette di limitare l’impiego, quindi gli effetti collaterali, derivanti dall’uso cronico di cortisonici e antinfiammatori); inoltre i farmaci DMARD riducono il danno a carico delle articolazioni, prevenendo deformità articolari e le limitazioni funzionali sul lungo termine.
Il farmaco cardine, impiegato sin dal momento della diagnosi, è il methotrexate; altri farmaci di comune utilizzo sono idrossiclorochina, sulfasalazina, leflunomide. A fianco a queste molecole, definite DMARD convenzionali (cDMARD), negli ultimi 20 anni si è diffuso l’impiego di farmaci DMARD costruiti in laboratorio, i cosiddetti farmaci biologici (bDMARD) e i farmaci sintetici mirati (tsDMARD). Queste molecole hanno la capacità di colpire selettivamente un bersaglio implicato nello sviluppo dell’artrite, permettendo di “spegnere” la malattia, in una larga percentuale di soggetti con malattia ancora attiva nonostante l’uso del cDMARD e modificando significativamente la prognosi nei pazienti che non rispondono alla terapia standard.