Perché parlare di emicrania
Nell’immaginario collettivo, l’invalidità è una condizione irreversibile e – in ambito neurologico – spesso legata a patologie temibili e degenerative, come la malattia di Alzheimer o la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Esiste, tuttavia, un nemico silenzioso e spesso sottovalutato: l’emicrania.
Questa malattia colpisce prevalentemente la popolazione nella fascia di età più produttiva dal punto di vista lavorativo e sociale, ovvero quella tra i 20 e i 60 anni, ma non risparmia nessuno, dal bambino all’anziano. Ha una spiccata predilezione per il sesso femminile: in Italia quasi un quarto delle donne in età fertile ne soffre, perché la ciclicità dei loro livelli ormonali ne influenza la soglia del dolore.
L’attacco di emicrania produce un’invalidità a tutti gli effetti, perché porta coloro che ne sono affetti a isolarsi dall’ambiente circostante alla ricerca di sollievo dalla sofferenza, e quindi li costringe ad assentarsi dal lavoro, li sottrae a occasioni sociali e di svago, priva loro e i loro affetti di momenti felici che non torneranno più. Può essere dunque considerato una fonte di “disabilità reversibile”, tanto più severa quanto più frequenti e intensi sono gli attacchi di mal di testa.
Che cos’è l’emicrania
L’emicrania fa parte della grande famiglia delle cefalee primarie, ovvero quelle sindromi dolorose in cui il mal di testa è l’unica espressione della patologia, e non il sintomo di un problema sottostante. Non è ancora stata identificata la causa di questo disturbo, ma è noto che i meccanismi che generano il dolore comprendono fenomeni vascolari e infiammatori. Molte persone che ne soffrono non ricevono una diagnosi perché attribuiscono il mal di testa alla fantomatica “cervicale”, che solo in una piccolissima minoranza dei casi è davvero la causa del dolore. Per questa ragione è sempre una buona idea rivolgersi a un medico specializzato nel caso in cui il disturbo abbia caratteristiche tipiche dell’emicrania (vedere box a lato), in modo da avere accesso alle cure più appropriate ed efficaci
Cos’è l’emicrania con aura
Alcune delle persone che soffrono di emicrania possono sperimentare una serie di sintomi che precedono l’arrivo dell’attacco, che configurano la cosiddetta aura. La più tipica delle presentazioni prevede una serie di disturbi della vista, tra cui linee a zig-zag luminose e colorate, cerchi o altre figure che si muovono, sensazione di vedere attraverso un vetro smerigliato o attraverso una folata d’aria calda; sono però possibili svariati altri disturbi (come formicolii caratteristici, difficoltà a muovere un arto, eccetera) che rendono l’esperienza estremamente eterogenea e soggettiva. I disturbi hanno una durata molto variabile, di solito dai 5 ai 60 minuti, e sono seguiti dall’attacco di emicrania. Nel caso in cui si riscontri per la prima volta una sintomatologia simile a quella descritta è auspicabile contattare il proprio medico di fiducia, perché questa può assomigliare alla presentazione di altre patologie più pericolose o che necessitano di un trattamento specifico. Inoltre, i sintomi dell’aura tendono a essere simili tra i vari episodi; variazioni o sintomi nuovi, mai avvertiti prima, possono essere un campanello d’allarme di una nuova patologia, come ad esempio un’ischemia cerebrale.
Il rischio vascolare
A proposito di ischemia cerebrale, abbiamo scritto che meccanismi vascolari sono stati identificati come coinvolti nella genesi dell’attacco emicranico; in effetti, l’emicrania – e ancora di più l’aura emicranica – sono riconosciute come fattori di rischio vascolare nelle donne di età inferiore ai 45 anni. Le donne che soffrono di emicrania presentano un rischio un po’ più elevato di ischemia cerebrale rispetto alle donne sane, soprattutto se hanno anche l’aura. Sebbene non sia possibile ridurre questo rischio, è importante gestire attentamente i fattori modificabili, come il colesterolo, la pressione arteriosa e l’attività fisica.
Un altro importante fattore controllabile è la terapia ormonale (anche anticoncezionale). È noto, infatti, che l’assunzione di ormoni sessuali, in particolare estrogeni, aumenta la coagulabilità del sangue e predispone allo sviluppo di trombosi. È per questo motivo che si sconsiglia alle donne affette da emicrania con aura di assumere terapie ormonali, o quantomeno di evitare quelle contenenti estrogeni.
Le terapie
I farmaci a nostra disposizione per interrompere un attacco di emicrania quando questo inizia sono molteplici, spaziando dai più classici antidolorifici generici (come l’ibuprofene e l’indometacina) ai più specifici triptani (efficaci solo nell’emicrania), fino ad arrivare a molecole più moderne, meno conosciute e utilizzate a causa del loro elevato costo. Cardine del trattamento è assumere il farmaco ai primi segnali dell’attacco emicranico: i processi che intervengono nella genesi del dolore, infatti, avviano un “circolo vizioso” che si autoalimenta. Per questo motivo tutti i farmaci diventano tanto meno efficaci quanto più tardi vengono assunti.
Oltre alle terapie al bisogno, esistono delle terapie preventive in grado di diminuire il numero degli attacchi nel tempo. Tra queste, tradizionalmente, troviamo una serie di farmaci utilizzati per altre patologie che hanno casualmente dimostrato di essere efficaci anche nell’emicrania. Negli ultimi anni, tuttavia, sono stati sviluppati dei farmaci altamente specifici per questa patologia che ridanno speranza a tutti quei pazienti che non rispondono ai trattamenti convenzionali.
Il ventaglio di opzioni terapeutiche è quindi più ampio di quanto lo sia mai stato; ciò rende questo momento storico particolarmente propizio per entrare in cura in un Centro Cefalee.