Lo scorso 19 marzo, dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale n. 65 del 2024, è entrato in vigore il “decreto anziani” (decreto legislativo 15 marzo 2024, n. 29 di attuazione della legge delega n. 33/2023) recante una riforma articolata delle politiche in favore delle persone anziane, così come previsto, tra l’altro, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; Missione 5 – Inclusione e coesione e Missione 6 – Salute).
L’intervento del legislatore si struttura su alcuni principi cardine, fra cui il riconoscimento del diritto delle persone anziane a determinarsi in maniera indipendente, libera, informata e consapevole rispetto alle decisioni che riguardano la loro assistenza.
A questo si aggiunge il riconoscimento del diritto alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio. Secondo lo spirito della riforma, questo obiettivo può essere raggiunto in primis attraverso un cambiamento del paradigma con cui i soggetti e gli enti presenti sul territorio operano. Questi ultimi, d’ora in avanti, dovranno assicurare l’appropriatezza e la continuità dei loro servizi di assistenza guardando all’evoluzione delle condizioni biologiche, psicologiche e sociali delle persone anziane, anche attraverso una valutazione multidimensionale delle loro capacità e dei loro bisogni di natura sociale e sanitaria.
Da qui la necessità di predisporre la semplificazione e l’integrazione della governance nazionale delle politiche in favore delle persone anziane. Per raggiungere questo obiettivo occorrerà riordinare, semplificare e coordinare le attività di assistenza sociale con quelle di carattere sanitario, prevedendo interventi sugli strumenti di inclusione, con l’attivazione di progetti in ogni ambito della vita (dal lavoro al turismo, dall’abitazione con il cohousing all’alfabetizzazione digitale, dal potenziamento della telemedicina alla valorizzazione delle cure palliative).
Gli strumenti di promozione dell’invecchiamento attivo
Tra gli interventi previsti uno spazio particolarmente ampio ricoprono quelli in materia di promozione dell’invecchiamento attivo e dell’autonomia delle persone anziane e di prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) delle loro fragilità. Ad esempio, va in questa direzione l’istituzione di azioni e progetti volti a incentivare lo scambio tra giovani e persone anziane al fine di rafforzare i legami inter-generazionali, riconoscendo gli anziani come risorse per la comunità, oltre che depositari del patrimonio storico e culturale e delle diverse forme di saperi e mestieri.
In questa prospettiva, si prevede poi che le regioni e gli enti locali possano promuovere iniziative per favorire l’invecchiamento attivo. Tra queste rientrano progetti di green therapy, come l’agricoltura locale e di cura di orti urbani in collaborazione con i giovani; attività di testimonianza e di insegnamento presso gli istituti di istruzione, iniziative di contrasto alla solitudine mediante iniziative di socializzazione e partecipazione, di volontariato, di educazione finanziaria e di valorizzazione del mantenimento di corretti stili di vita e delle buone condizioni di salute, così come di progetti volti a favorire il turismo lento e del benessere.
Di particolare rilievo sono poi le misure di alfabetizzazione informatica, atte a promuovere la piena partecipazione civile e sociale delle persone anziane attraverso l’utilizzo dei servizi digitali delle pubbliche amministrazioni; un obiettivo, questo, che dovrà essere raggiunto attraverso la predisposizione di specifici percorsi di formazione a cura degli istituti scolastici superiori, anche attraverso il coinvolgimento degli studenti, in funzione di tutor.
Il sistema nazionale per la popolazione non autosufficiente e i Progetti Individualizzati di Assistenza Integrata
Un secondo insieme di misure che è opportuno ricordare riguarda gli interventi di riordino, semplificazione e coordinamento delle attività di assistenza sociale e socio-sanitaria per le persone anziane non autosufficienti. Ad essere centrale in questa prospettiva è l’istituzione del Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (SNAA), espressione che indica l’insieme integrato dei servizi e delle prestazioni sociali, di cura e di assistenza necessari a garantire un adeguato e appropriato sostegno ai bisogni di coloro che, anche in considerazione dell’età e delle disabilità pregresse, versano in una condizione caratterizzata da gravi limitazioni o da una perdita di autonomia nelle attività fondamentali della vita quotidiana.
A tal fine, si prevede che gli Ambiti Territoriali Sociali – ATS (enti giuridici che devono garantire, per conto degli enti locali, lo svolgimento delle funzioni di programmazione, gestione, erogazione e monitoraggio dei servizi sociali alle famiglie e alle persone), le aziende sanitarie e i distretti sanitari si coordinino nell’esercizio delle funzioni di erogazione delle prestazioni e degli interventi di loro competenza, assicurando l’effettiva integrazione dei processi. Il fine ultimo è quello di garantire l’attivazione degli interventi finalizzati ad attuare concretamente la prosecuzione della vita in condizioni di dignità, mediante prestazioni coordinate di cure domiciliari di base, così come definiti dai Progetti individualizzati di Assistenza Integrata (PAI).
I PAI – che rappresentano una delle novità della riforma – sono l’esito di un processo di valutazione multidimensionale dell’anziano che si realizza in una sede unica, attraverso il Sistema Sanitario Nazionale, ed è finalizzato ad individuare tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie per quest’ultima. I PAI vengono redatti prevedendo la partecipazione non solo della persona destinataria, secondo il principio dell’aderenza terapeutica, ma anche dei caregiver, dei famigliari, del tutore e, nei casi previsti dalla legge, dall’amministratore di sostegno, e degli enti di terzo settore che operano nei sistemi di cura e assistenza territoriali. In essi sono individuate le responsabilità, i compiti e le modalità di svolgimento delle attività degli operatori sanitari e sociali che intervengono nella presa in carico della persona, ma anche l’apporto della famiglia e degli altri soggetti che collaborano alla sua realizzazione, e ad esso è legato uno specifico budget di cura e assistenza.
La prestazione universale e la valorizzazione dei caregiver
Sempre nell’ambito delle misure di assistenza delle persone anziane, meritano particolare attenzione altre due misure. In primo luogo, l’introduzione, in via sperimentale, dal gennaio 2025 al dicembre 2026, della cosiddetta “prestazione universale”: si tratta di una prestazione sociale e assistenziale unica, graduata secondo lo specifico bisogno assistenziale, ed erogabile sotto forma di trasferimento monetario, immaginata al fine di promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali domiciliari.
In secondo luogo, la razionalizzazione della disciplina dedicata ai caregiver famigliari, di cui viene riconosciuto l’alto valore sociale per l’intera collettività. Ad essi viene conferita la possibilità di partecipare alla valutazione multidimensionale unificata e all’elaborazione dei PAI (e del budget di cura e assistenza). Inoltre, previo consenso dell’assistito, ai caregiver devono essere fornite le informazioni sulle problematiche della persona assistita, sui suoi bisogni e sulle sue esigenze da parte dei servizi sociali. Per favorire l’accesso o il reinserimento lavorativo dei caregiver al termine della loro attività le regioni, le istituzioni scolastiche e i centri provinciali di istruzione per adulti hanno il compito di valorizzare il loro ruolo, potendo riconoscer loro dei benefici nell’ambito dei percorsi di formazione e educazione.