In “Come fermare il tempo” Matt Haig prova a immaginare che cosa accadrebbe se la nostra vita scorresse così lentamente e in buona salute da mantenerci giovani per intere decadi, mentre tutti gli altri invecchiano e muoiono.
Pensate a un uomo che dimostra quarant’anni ma che in realtà ne ha più di quattrocento: quante identità, quanti ricordi, quante vite accumulate l’una dopo l’altra nel corso dei secoli! Immaginate che quest’uomo debba anche nascondere al mondo la sua condizione di straordinaria longevità: come potrebbe giustificare l’immutabilità del proprio aspetto per decenni, senza svelare il suo segreto? Ad un certo punto sarebbe costretto a fuggire, ad abbandonare i propri affetti per intraprendere l’ennesima nuova vita.
Tom Hazard soffre di anageria, una rara e misteriosa sindrome inventata dall’autore come opposto della progeria, che invece esiste realmente e che provoca un invecchiamento precoce. Tom dunque invecchia molto lentamente e non si ammala mai. Ma quella che potrebbe sembrare una fortuna è in realtà una maledizione, perché Tom non può confessare a nessuno la sua malattia: è la legge della Società degli Albatros, un’organizzazione segreta che si occupa di scovare e associare tutte le persone con la stessa sindrome. La Società, capeggiata da un uomo cinico e astuto di nome Hendrich, ha lo scopo di offrire protezione agli associati e di aiutarli a cambiare vita nei momenti in cui sono in pericolo. Il rischio infatti è che le effimere (così la Società definisce gli esseri umani comuni) possano accorgersi della particolarità degli Albatros e venire a conoscenza della loro disfunzione, mandandoli al rogo o trasformandoli in cavie da laboratorio.
Il patto con la Società degli Albatros fa di Tom un uomo prigioniero e solo: non può legarsi a nessuno, a nessun luogo e a nessuna delle sue vite, perché sa che prima o poi dovrà abbandonarle. Dal 1591 (anno della sua nascita) ad oggi è salito sul palcoscenico con Shakespeare, ha bevuto in compagnia di Francis Scott Fitzgerald, ha solcato i mari con il Capitano Cook, ha conosciuto l’Inghilterra vittoriana e i locali jazz di Parigi nei ruggenti anni Venti. Ma ha conosciuto anche i processi per stregoneria dell’epoca Tudor, la guerra, la peste, e con essa la morte di Rose, l’unica donna che abbia mai amato. Nonostante le tante opportunità e situazioni vissute, raccontate nel libro con una scrittura brillante e coinvolgente, la sua è un’esistenza fatta soprattutto di ferite e perdite. Un’esistenza frammentata, permeata di malinconia, appesantita dal bagaglio di esperienze, turbata dall’assenza di senso e da una solitudine irrimediabile.
“Sono stato tante persone diverse, ho interpretato tanti ruoli diversi nella mia vita. Non sono una persona. Sono una folla racchiusa in un unico corpo”.
Adesso capiamo perché la scoperta fatta da Tom mentre si trova in bagno, una di quelle scoperte che la gente comune subisce come segno ineluttabile del tempo che passa, venga accolta da lui con gioia e sollievo:
“Mi guardo allo specchio e mi accorgo di una cosa. Una cosa meravigliosa ed eccitante, proprio sopra l’orecchio sinistro. Un capello grigio! È il secondo. Il primo mi è venuto nel 1979. Forse nel 2100 ne avrò così tanti che cominceranno a vedersi. Ogni volta che mi accorgo di un cambiamento del genere (cioè quasi mai) avverto un brivido. Esco dal bagno, felice di sentirmi mortale”.
“Come fermare il tempo” di Matt Haig è un susseguirsi di immagini, ricordi ed eventi, alternati a riflessioni sul tempo e rimandi filosofici. Una narrazione in cui si avvicendano epoche diverse, con salti temporali in avanti e all’indietro. Nei primi capitoli si ha l’impressione che i diversi periodi storici siano presentati in maniera disordinata e casuale, ma proseguendo nella lettura tutti i collegamenti vengono alla luce e gli eventi si annodano tra loro in una trama intensa e avvincente.
Perché leggerlo
In questo libro Matt Haig dipinge i tratti più profondi della condizione umana con grande delicatezza ed empatia, riuscendo nell’intento di farci apprezzare la nostra finitezza di esseri umani:
“…gli esseri umani non vivono più di cent’anni per il semplice motivo che non hanno le risorse per farlo. Quelle psicologiche, voglio dire. Alla fine si esauriscono. Non hanno abbastanza individualità per tirare avanti. Si annoiano di sé stessi e dei loro pensieri. Della vita che continua a ripetersi. Del fatto che dopo un po’ non ci sia più né un sorriso né un gesto che non abbiano già visto. Nemmeno un cambiamento nell’ordine del mondo che non riecheggi altri cambiamenti del passato. Le notizie smettono di essere novità. La parola stessa, “novità”, diventa una barzelletta. È solo un ciclo che si ripete, che ruota lentamente verso il basso. E la tolleranza nei riguardi degli altri esseri umani, che continuano a commettere sempre gli stessi errori, comincia ad affievolirsi. È come rimanere bloccati all’interno della stessa canzone, di un ritornello che una volta piaceva ma che ormai fa solo venire voglia di strapparsi le orecchie”.
Come comincia
“Ripenso spesso a quello che mi ha detto Hendrich nel suo appartamento a New York, più di un secolo fa. «La prima regola è non innamorarsi. Ce ne sono altre, ma questa è la principale. Non innamorarsi. Non amare. Non sognare l’amore. Se tieni fede a questa regola, andrà tutto bene».
Guardai oltre le volute di fumo del suo sigaro, verso Central Park, dove gli alberi giacevano a terra, sradicati dall’uragano.
«Dubito che mi innamorerò di nuovo» risposi.
Hendrich sorrise, come il demonio che era capace di essere. «Bene. Naturalmente hai il permesso di amare il cibo, la musica, lo champagne e i rari pomeriggi soleggiati di ottobre. Puoi amare lo spettacolo delle cascate e l’odore dei vecchi libri, ma l’amore per gli esseri umani è vietato. Siamo intesi? Non creare legami con il tuo prossimo, e vedi di affezionarti il meno possibile alle persone che incontri. Perché altrimenti finirai col perdere lentamente la ragione...”.
Scheda libro
AUTORE: Matt Haig
TITOLO: Come fermare il tempo
TRADUZIONE: Silvia Castoldi
EDITORE: E/O
PAGINE: 360