In piena Quaresima, quale migliore soluzione di un buon piatto di ravioli alla borragine per il pranzo del venerdì di magro? Ma attenzione, questa prelibatezza della tradizione ligure potrebbe indurre qualcuno a cercare questa pianta nei campi, con il rischio di confonderla con la molto simile ma potenzialmente tossica, digitale. Dedichiamo questo mese primaverile a due erbe di campo dalle numerose proprietà medicinali, Borrago officinalis e Digitalis purpurea, tanto simili alla vista quanto diverse nelle loro funzioni.

Borragine e digitale possono essere facilmente confuse soprattutto in primavera, quando i fiori non sono ancora comparsi ed entrambe le specie appaiono formate dalle sole foglie basali disposte in rosette. A uno sguardo attento e al tatto, le foglie di digitale presentano una peluria delicata, ben diversa dalle setole pungenti delle foglie di borragine, ma ai meno esperti le due piante potrebbero apparire perfettamente identiche. Le differenze diventano più visibili crescendo poiché la digitale sviluppa un lungo fusto con i tipici fiori rosati a campanella, mentre la borragine genera un fusto molto ramificato con delicati fiorellini a cinque petali, rosa non appena sbocciano e poi blu-viola grazie ai pigmenti antocianici e alla variazione del pH delle cellule vegetali.

Foglie basali borragine

Foglie basali di borragine

Foglie basali digitale

Foglie basali di digitale

 

Fusto e fiori borragine

Fusto e fiori di borragine

Fusto e fiori digitale

Fusto e fiori di digitale

Proprietà (e pericolosità) della digitale

La digitale è forse una delle piante dall’aspetto più ingannevole. Le sue campanule pendenti sono un vero e proprio invito a coglierla per aggiungere un tocco di colore alla propria tavola, senza sospettare che in realtà questa pianta nasconde segreti potenzialmente pericolosi.

Digitalis purpurea contiene infatti diverse sostanze note come glicosidi cardioattivi localizzati nelle radici e soprattutto nelle foglie tra cui la digitoxina, la digossina, la gitossina e gitalossina.

Anche se oggi la maggior parte di queste sostanze è ottenuta in modo sintetico, la digitale è nota da tempo soprattutto per i suoi usi a beneficio di un “cuore anziano”, cioè un cuore affaticato, che non riesce a soddisfare appieno la domanda di ossigeno del corpo. In termini tecnici, questa situazione si chiama scompenso cardiaco, una patologia in cui il cuore deve sforzarsi molto di più per pompare sangue in quantità adeguata alle richieste dei tessuti. Le conseguenze sono principalmente due: o ci riesce male, oppure, per svolgere tale funzione, deve aumentare eccessivamente le pressioni di riempimento.

schema scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco comporta segni e sintomi tipici quali ridotta tolleranza allo sforzo, affaticamento, ritenzione idrica e difficoltà respiratorie (dispnea), soprattutto quando si sta sdraiati, costringendo chi ne è affetto a stare seduto o in posizione eretta per respirare meglio (ortopnea).

La digitale – grazie alle sue caratteristiche – potrebbe essere considerata una sorta di buon caffè per il nostro cuore, capace di fornirgli la carica necessaria a pompare meglio il sangue grazie a un effetto detto inòtropo, cioè che aumenta la contrattilità.

Attenzione però, i digitalici non rappresentano la soluzione, ma solo un utile complemento ad una terapia ben più complessa, che si potrebbe riassumere con questa simpatica immagine esemplificativa: c’è un cavallo (il cuore) che sta trasportando un carico in salita. Se noi frustiamo il cavallo (con farmaci inotropi come i digitalici) possiamo aumentare le sue prestazioni temporaneamente, ma alla fine l’animale cadrà a terra sfinito. Dobbiamo invece ridurre la pendenza della strada (il cosiddetto post-carico, rappresentato dalla vasocostrizione compensatoria) e/o ridurre il carico iniziale (il cosiddetto pre-carico, rappresentato dalla ritenzione di acqua e sali). Quindi sì ai digitalici, ma con cautela e sempre abbinati ad altri farmaci.

illustrazione sforzo cardiaco

Purtroppo, la dose terapeutica dei digitalici è molto vicina a quella tossica. Occorre quindi avere cautela nella prescrizione di questi principi attivi. L’uso improprio del farmaco o l’ingestione accidentale delle foglie di digitale possono causare avvelenamento, caratterizzato da sonnolenza, confusione, nausea, vomito, ma soprattutto alterazioni del ritmo cardiaco. Nei casi più gravi si può giungere persino all’arresto cardiocircolatorio e alla morte.

Uno sguardo alla borragine

Per quanto riguarda la più delicata e gustosa borragine (le foglie fresche, se spezzate, hanno l’odore del cetriolo e un gusto che ricorda gli spinaci) iniziamo col dire che il nome deriva dal tardo latino bŭrra, che significa “lana ruvida”, in riferimento alla ruvidezza setolosa delle sue foglie. Secondo altre fonti, invece, l’origine è araba, da abu (padre) e araq (sudore), cioè “padre del sudore” per via delle sue proprietà sudorifere. La borragine è anche nota come “erba del coraggio”. Si narra infatti che gli antichi Celti la mischiassero al vino prima delle battaglie per infondere forza e coraggio ai soldati. Introdotta in Europa probabilmente dall’Africa o dal Medio Oriente, veniva già usata dagli antichi Romani per la cura di diversi problemi fisici, come la affezioni respiratorie, la febbre, la pressione alta, i disturbi gastrointestinali, ma anche contro la depressione e per stimolare la memoria. Forse il primo a descriverla e a usarla a scopo curativo fu Alberto Magno nel XIII secolo, anche se la monaca naturalista Ildegarda di Bingen ne esaltava le proprietà terapeutiche già un secolo prima.

Gli estratti della borragine, ottenuti con varie tecniche tra cui la macerazione, comprendono una vasta gamma di composti fitochimici tra cui mucillagini, responsabili dell’effetto emolliente, acidi fenolici (come l’acido rosmarinico), pigmenti naturali noti come antocianine, flavonoidi, alcaloidi dai nomi improbabili (sanguinarina o berberina), acidi grassi essenziali, come l’acido linolenico, e terpeni, questi ultimi prodotti dalla pianta in risposta a condizioni di stress. Tutte queste molecole si trovano soprattutto nelle foglie e nei semi e la loro separazione tramite cromatografia permette di ottenere olii essenziali dai molteplici usi. La borragine è infatti nota soprattutto per le sue proprietà emollienti, lassative, diuretiche e sedative.

Purtroppo molto di ciò che si sa sulle proprietà terapeutiche di questa pianta deriva da consigli aneddotici e appartiene ancora alla medicina tradizionale. Tuttavia, sono numerosi gli studi dedicati alle proprietà della borragine, benché per il momento la maggior parte di essi sia basata su animali da laboratorio come modello o comunque su colture di cellule umane piuttosto che sull’essere umano stesso.

Caratteristiche terapeutiche della borragine

Sembra che la maggior parte delle caratteristiche terapeutiche di Borrago officinalis si possa ricondurre all’effetto antiossidante di molti suoi composti, ad esempio l’acido rosmarinico.

Un interessante studio condotto su topi e su colture di fibroblasti umani ha dimostrato come gli estratti di borragine possano essere un’utile prevenzione contro il fotoinvecchiamento, l’insieme di modifiche strutturali e funzionali della cute causate dalla naturale esposizione alla luce solare (comparsa di rughe, macchie della pelle, maggiore secchezza e ruvidezza cutanea). I raggi ultravioletti B, infatti, stimolano la generazione intracellulare di specie reattive, che causano stress ossidativo e promuovono l’infiammazione e il rimodellamento della pelle, ad esempio riducendo la produzione di collagene, la principale sostanza che garantisce la tonicità della cute. Lo studio di Seo e colleghi ha mostrato gli effetti antiossidanti e di inibizione della degradazione del collagene degli estratti di borragine (acido rosmarinico e linolenico) su una coltura di fibroblasti del derma umano irradiati di proposito con raggi UVB. Allo stesso modo, una dieta contenente estratto di borragine per 10 settimane ha ridotto la formazione di rughe nei topi esposti alle radiazioni. Un altro studio, questa volta condotto su 29 anziani, ha dimostrato un miglioramento della funzione cutanea dopo l’assunzione di capsule gelatinose di olio di borragine per due mesi. La perdita di acqua da parte del tessuto epiteliale della pelle si è ridotta in modo significativo e il prurito lamentato da più del 30% dei partecipanti prima del trattamento e dovuto alla secchezza cutanea è praticamente scomparso. In questo senso, la borragine viene utilizzata in prodotti cosmetici o integratori alimentari come prevenzione e trattamento iniziale del fotoinvecchiamento.

Sempre rimanendo nel campo dell’invecchiamento, la borragine potrebbe avere effetti positivi anche per la malattia di Alzheimer, anche in questo caso grazie al suo effetto antiossidante. È noto infatti che le placche senili di β-amiloide che si accumulano nel cervello dei pazienti con decadimento cognitivo comportano anche uno stress ossidativo a danno dei neuroni che accelera la morte cellulare soprattutto nell’ippocampo, l’area cerebrale coinvolta nella memoria. Uno studio iraniano su topi sperimentali nel cui ippocampo era stata iniettata β-amiloide ha dimostrato come l’introduzione di olio di borragine nella dieta fosse protettiva contro il deficit di antiossidanti e contro i danni alla memoria indotti dalla β-amiloide dopo sole due settimane, un risultato che potrebbe aprire nuove prospettive nella ricerca sul trattamento della neurodegenerazione.

La lista delle proprietà medicinali di borragine e digitale potrebbe continuare ancora per molto, includendo effetti antisettici, antidiabetici, sulla modulazione del dolore, persino antitumorali, sempre da ricondurre alle caratteristiche antiossidanti delle numerose sostanze contenute nelle varie parti di queste due piante, quasi gemelle prima di sbocciare ma dal comportamento molto diverso, da tenere ben presente ogni volta che si avrà voglia di un bel piatto di ravioli di magro.

carta di identità botanica - borragine

carta di identità botanica - digitale

 

Riferimenti bibliografici

Bellardi MG, Tamanini L, Scheda pianta – Digitalis purpurea L. Natural1. 2004; 32:74

Borragine, l’erba del coraggio. Caratteristiche e ricette. https://www.boscodiogigia.it/foodforest/erbe-spontanee-borragine (accesso 4 aprile 2025)

Brosche T, Platt D. Effect of borage oil consumption on fatty acid metabolism, transepidermal water loss and skin parameters in elderly people. Arch Gerontol Geriatr. 2000;30(2):139-150. doi:10.1016/S0167-4943(00)00046-7

Erbeofficinali.org, https://erbeofficinali.org/dati/q_scheda_res.php?nv_erba=BORRAGINE

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