I probiotici stanno suscitando un crescente interesse per il loro ruolo nel mantenimento della salute di alcuni organi. Ma i probiotici fanno bene alla pelle? In particolare, i probiotici possono essere utili in caso di psoriasi?
Con il termine di “probiotici” si intendono quei batteri in grado di svolgere un’azione di protezione per l’individuo ospite. L’organismo umano è infatti colonizzato, anche in condizioni di perfetto benessere, da miliardi di batteri (microbiota), che esercitano un ruolo chiave in numerosi processi fisiologici, inclusi la regolazione dell’infiammazione e lo sviluppo del sistema immunitario.
La cute e l’intestino sono tra le strutture più densamente colonizzate dai batteri. Questi due organi, sebbene apparentemente molto differenti tra loro, condividono numerosi aspetti in comune: entrambi presentano infatti un’ampia superficie di scambio che svolge una funzione di barriera tra ambiente esterno e interno. Inoltre, cute e intestino possono entrare in comunicazione reciproca (asse cute-intestino) attraverso neurotrasmettitori quali la serotonina e l’acetilcolina, alla cui produzione contribuiscono i batteri stessi (Figura 1).
Attualmente sono state identificate almeno 1000 differenti specie di batteri tra quelli che popolano la cute e circa 500 a livello intestinale, con alcune importanti differenze sulla base delle diverse sedi anatomiche. A livello intestinale, si osservano differenze significative tra le popolazioni microbiche residenti nel piccolo e nel grande intestino. Analogamente, a livello cutaneo troviamo differenti proporzioni tra le specie batteriche che colonizzano le cosiddette aree sebacee (cioè l’area centrale del volto e le regioni medio-toracica e medio-dorsale, ricche appunto di ghiandole sebacee) rispetto alle aree umide (pieghe ascellari e inguinali, spazi interdigitali delle mani e dei piedi) o alle aree secche (addome, superfici estensorie degli arti superiori e inferiori).
Si è riscontrato inoltre che il microbiota può variare in base all’età, alle caratteristiche genetiche del soggetto e anche in conseguenza a interferenze da parte di fattori esterni, come i farmaci o fattori legati a stili di vita (ad esempio il tipo di dieta e, per quello che riguarda specificatamente la cute, le abitudini di igiene), e anche in base a fattori climatici e all’esposizione alla luce solare (Figura 2).
Studi recenti hanno dimostrato una modificazione del microbiota cutaneo nei pazienti affetti da malattie cutanee infiammatorie croniche, quali la psoriasi e la dermatite atopica.
In particolare, sulla cute dei pazienti con psoriasi si osserva una minore variabilità delle specie microbiche rispetto ai controlli sani. Queste differenze sembrano essere correlate alla gravità della patologia: la biodiversità del microbioma è infatti inferiore nei soggetti con psoriasi moderata/severa rispetto a quelli con psoriasi lieve. Analogamente, i pazienti affetti da psoriasi sembrerebbero più facilmente soggetti a fenomeni di disbiosi intestinale, una condizione caratterizzata dallo squilibrio nella composizione e nella funzione del microbiota. È importante notare che la psoriasi si associa frequentemente a situazioni di sovrappeso e obesità, parte del quadro della cosiddetta sindrome metabolica associata alla malattia cutanea (la sindrome metabolica è caratterizzata dalla contemporanea presenza di più condizioni, quali iperglicemia, ipertensione arteriosa, dislipidemia, obesità addominale, con conseguente aumentato rischio cardiovascolare e di sviluppare diabete di tipo 2). L’assunzione in grandi quantità di carne rossa, zuccheri semplici e alcolici, non solo contribuisce al sovrappeso, ma è potenzialmente responsabile della disbiosi intestinale, che a sua volta può contribuire al peggioramento del quadro infiammatorio e conseguentemente della psoriasi. Tuttavia, questa correlazione ha una valenza anche inversa, in quanto la dieta ricca di fibre e il calo ponderale, oltre a ridurre l’infiammazione e a migliorare il quadro cutaneo, possono correggere la disbiosi intestinale stessa.
Per questo motivo, il ripristino del “normale” microbioma intestinale nei pazienti affetti da psoriasi attraverso l’assunzione di probiotici potrebbe rappresentare un potenziale approccio terapeutico. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che l’assunzione di probiotici, nello specifico di ceppi di Lattobacilli, da parte dei pazienti affetti da psoriasi potrebbe contribuire al miglioramento clinico, portando al ripristino della normale funzione barriera della cute e riducendo l’infiammazione a livello sistemico. Tuttavia, la reale valenza clinica dei probiotici a scopo terapeutico e la durata delle risposte cliniche ottenute devono essere ancora confermate. Analogamente, l’utilità dell’impiego di prodotti topici come creme o unguenti contenenti probiotici richiede ulteriori valutazioni.