Quando pensiamo ai disordini neurodegenerativi che potrebbero colpirci con l’invecchiamento, quelli che più temiamo sono il morbo di Alzheimer e la malattia di Parkinson, ciascuno con uno specifico quadro di sintomi debilitanti.
Se conosciamo l’Alzheimer come una condizione che colpisce prevalentemente la nostra memoria, il Parkinson è invece “la malattia dei tremori”, per via di uno dei suoi sintomi più vistosi.

I sintomi iniziali della malattia di Parkinson danneggiano infatti le capacità motorie dei malati e modificano la loro postura: oltre ai tremori – che avvengono quando i muscoli sono a riposo e scompaiono durante i movimenti volontari – capita che i malati siano rallentati anche nei movimenti più semplici (bradicinesia), che i loro muscoli mostrino una generale rigidità, e si oppongano così ai movimenti, e che per loro sia difficile mantenere stabilmente una postura eretta.

Una cura per la malattia di Parkinson ancora non esiste. Quello che i farmaci attualmente disponibili possono fare è fornire sollievo ai sintomi e ritardarli, anche se i pazienti hanno spesso una risposta fluttuante a queste terapie – principalmente a base di Levodopa e agonisti dopaminergici – e ci sono importanti effetti collaterali.

Il ruolo dell’attività fisica

È essenziale affiancare fin dall’inizio le terapie farmacologiche con l’attività fisica, che può contrastare la progressione dei sintomi della malattia di Parkinson e aiutare i pazienti a mantenere più a lungo la propria autonomia.

Per fare sì che l’attività fisica porti ai pazienti i massimi benefici sia nel breve, sia nel lungo termine, deve essere progettata su misura del paziente. I medici fisiatri tengono in considerazione il suo stadio di progressione della malattia, i suoi maggiori problemi motori e valutano strategie per raggiungere alcuni obiettivi chiave.

Un esempio su tutti è il miglioramento della deambulazione: i pazienti tendono a muoversi lentamente, con passi brevi e a strisciare i piedi. Talvolta anche a bloccarsi del tutto, fenomeno noto come freezing. Una buona terapia fisica deve stimolare il paziente per tenere sotto controllo questi aspetti e ciò può essere ottenuto con adeguati esercizi con il tapis roulant, talvolta in combinazione con stimoli sensoriali, uditivi e visivi (i cosiddetti cues).

Allenare l’equilibrio contro il rischio di cadute

L’instabilità posturale è un altro dei sintomi più caratteristici della malattia di Parkinson. Tipicamente i pazienti appaiono incurvati in avanti e con gli arti raccolti verso il centro del corpo (addotti).

Questa condizione, detta di comptocormia, in combinazione con gli altri sintomi motori della malattia mette il paziente a rischio di cadere, anche rovinosamente per colpa della minore prontezza a reagire.

La postura instabile può essere affrontata con esercizi che allenano la capacità del paziente di mantenere il proprio equilibrio in ogni tipo di situazione. Altre azioni mirate possono essere il rinforzo dei distretti muscolari coinvolti nella postura, il miglioramento della loro elasticità tramite appropriati esercizi di stretching e un generale intervento di rinforzo della coordinazione motoria.

Questi esercizi riabilitativi, prescritti dal medico fisiatra, vengono svolti presso l’ospedale o l’ambulatorio, con regimi di ricovero che dipendono dalla gravità del paziente.

Al proprio domicilio i pazienti possono però, aiutati dai propri camiliari e caregiver, continuare l’opera iniziata dal medico con appositi esercizi quotidiani, che permettono di mantenere i risultati ottenuti fino alla successiva sessione di terapia fisica.

A cura di Alessio Baricich

Fonti

Tomlinson CL, Patel S, Meek C, Herd CP, Clarke CE, Stowe R, Shah L, Sackley C, Deane KH, Wheatley K, Ives N – Physiotherapy intervention in Parkinson’s disease: systematic review and meta-analysis – BMJ. 2012 Aug 6;345:e5004. doi: 10.1136/bmj.e5004. PMID: 22867913; PMCID: PMC3412755.

Tomlinson CL, Herd CP, Clarke CE, Meek C, Patel S, Stowe R, Deane KH, Shah L, Sackley CM, Wheatley K, Ives N – Physiotherapy for Parkinson’s disease: a comparison of techniques – Cochrane Database Syst Rev. 2014 Jun 17;2014(6):CD002815. doi: 10.1002/14651858.CD002815.pub2. PMID: 24936965; PMCID: PMC7120367

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