In occasione della Giornata Mondiale dell’Attività Fisica, che vuole rimarcare l’importanza di promuovere uno stile di vita attivo e la pratica di regolare attività fisica, abbiamo intervistato il dott. Agatino Sanguedolce, fisioterapista territoriale della USL della Valle d’Aosta, esperto di promozione della salute nel contesto della normale pratica clinica.
Sappiamo che l’attività fisica è importante per la salute, ma quali sono concretamente i benefici dell’attività fisica?
Possiamo tranquillamente affermare che l’attività fisica è fondamentale per la salute e la longevità. Dopo il fumo, l’ipertensione e l’iperglicemia, la scarsa attività fisica è il più importante fattore di rischio di morte prematura. Sebbene questo sia noto, in Italia circa i ⅔ dei cittadini non raggiunge i livelli di attività raccomandati, soprattutto tra le persone con livelli socio-economici più svantaggiati.
I benefici per la salute sono molteplici, ma tra più importanti è bene ricordare il controllo del peso corporeo, un miglior metabolismo energetico e degli zuccheri, un miglior controllo della pressione arteriosa, una migliore efficienza del sistema cardiovascolare e immunitario e ovviamente un effetto molto positivo sulla gestione dello stress e quindi sull’umore.
Inoltre molti studi hanno dimostrato anche la sua efficacia nel controllo del dolore cronico, soprattutto se associata a educazione terapeutica.
Quali possono essere le strategie per iniziare a praticarla?
Sicuramente la supervisione di un professionista accreditato, fisioterapista o laureato in scienze motorie, è una buona opzione. In ogni caso il primo passo è ridurre la sedentarietà diurna, il più possibile. Una ragionevole indicazione potrebbe essere quella di non andare oltre i 30 minuti di posizione seduta, frapponendo pause attive, come brevi passeggiate sul posto o alzarsi e sedersi dalla sedia alcune volte di seguito. Si tratta di una strategia davvero alla portata di tutti: iniziare non è così difficile, la vera sfida è essere costanti.
Quindi, è vero che meglio fare poca attività fisica che nulla. Perché?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle linee guida del 2020, sottolinea proprio questo aspetto. Poca attività fisica è meglio di nulla. Inoltre, ogni occasione è buona per praticarla: fare le scale invece di prendere l’ascensore, parcheggiare un po’ più distante per le proprie commissioni o per il lavoro, portare a spasso un cane, portare i propri figli o nipoti al parco giochi. In questo modo le azioni della quotidianità diventano l’occasione per bruciareo calorie, attivare cuore, polmoni e apparato muscoloscheletrico.
A quale età si può fare attività fisica?
Ogni fascia di età deve praticare attività fisica in modo informale durante la vita quotidiana.
Gli adulti dovrebbero raggiungere 30-60 minuti di attività fisica moderata al giorno, come una passeggiata veloce (si riconosce perché provoca un leggero fiatone mentre la si fa), o 15-30′ di attività intensa, aggiungendo un paio di volte alla settimana esercizi specifici per il rinforzo muscolare, eseguiti anche in modo non strutturato come fare giardinaggio intenso, attività domestiche energiche, ecc., ma va benissimo anche la palestra.
L’esercizio fisico più strutturato e lo sport è particolarmente consigliato per i bambini e gli adolescenti perché aumenta l’intensità della stimolazione a carico di muscoli ed ossa, favorisce una coordinazione e controllo posturale e, non per ultimo, è indispensabile per la socializzazione.
Quali precauzioni sono necessarie?
È importante sottolineare che ognuno ha il suo punto di partenza. Ad esempio, per un anziano che cammina con il deambulatore in casa, anche solo recarsi ai servizi senza l’uso della carrozzina rappresenta un’attività fisica sufficiente all’inizio. Mentre, un giovane, può andare a lavorare a piedi, a camminare in montagna, a correre, in palestra e ovviamente praticare uno sport.
L’importante è la gradualità unita alla costanza nel tempo, per esporre il proprio corpo a piccole dosi di attività fisica in modo che si abitui fino ad arrivare ai livelli raccomandati dall’OMS.
Per l’attività fisica leggera o moderata, la più recente letteratura scientifica dice che non ci sono particolari controindicazioni, se non le malattie acute o le patologie croniche non stabilizzate, come recenti eventi cardiovascolari e ipertensione o glicemia non stabili. Invece, per l’attività fisica intensa, occorre chiedere il parere del proprio medico e prevedere una visita dal medico dello sport (con ECG, elettrocardiogramma), nonché un’indagine per eventuali controindicazioni a certi tipi di sforzi particolarmente gravosi, ad esempio controindicazioni muscoloscheletriche a causa di pregressi traumi, o metaboliche per una patologia a rischio di scompenso, come il diabete o cardiopatie.
Come possono agire i professionisti della salute per favorire l’attività fisica?
Sicuramente ogni professionista sanitario, in un setting opportuno può avere un ruolo attivo: può innanzitutto domandare alla persona assistita se pratica una qualche forma di attività fisica regolare ed eventualmente consigliarla o indirizzarla a un servizio apposito.
Purtroppo, secondo i dati del sistema di sorveglianza PASSI, nel periodo 2017-2020, l’attenzione degli operatori sanitari per l’attività fisica praticata dagli adulti, anche nei confronti di persone in sovrappeso o con patologie croniche, è preoccupante. Infatti, solo il 29,3% dei pazienti intervistati ha ricevuto l’indicazione di praticare qualche attività fisica. Dati simili si ripetono anche per gli anziani. La proposta di attività fisica da parte degli operatori sale al 37,2% fra le persone in sovrappeso o obese e al 43,5% tra i pazienti con alcune patologie croniche.
Sicuramente, noi professionisti sanitari possiamo fare di più con i nostri assistiti, ma potrebbe non bastare. È necessario affrontare i fattori barriera e creare contesti facilitanti: ridurre le diseguaglianze socio-economiche, promuovere iniziative locali, favorire il welfare aziendale. In questo modo si offre ai cittadini molto di più di un consiglio: un supporto alla motivazione e la possibilità concreta di partecipare a un cambiamento virtuoso delle abitudini.
Bibliografia