Se abiti in città, sai di non trovarti in uno dei posti più salutari in cui vivere. Tra le cose che ci fanno fantasticare di trasferirci in campagna, a parte gli affitti carissimi e i bagni di folla delle metropoli, ci sono sicuramente gli ingorghi e le code ai semafori.

Il traffico non è solo sgradevole ma è anche capace, in un sol colpo, di generare sostanze nocive che si diffondono nell’aria che respiriamo e di essere una fonte costante di rumori molesti. Entrambe le cose danneggiano la nostra salute e ci portano a invecchiare male.

Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno: fino a poco tempo fa i lockdown, decisi come misura di prevenzione dei contagi durante la pandemia di COVID-19, ci hanno dato sollievo da questa piaga moderna, costringendoci a limitarci agli spostamenti essenziali.

Meno inquinamento da traffico grazie ai lockdown?

Il sillogismo è semplice: per via dei lockdown il traffico è diminuito, in particolare nelle grandi città; meno automobili per le strade significa meno smog e, dicono diversi studi, spesso la qualità dell’aria urbana migliora. Questo è valso per le città di Milano e Palermo, mentre nella città di Brescia nulla è cambiato.

L’esempio bresciano rivela i limiti del sillogismo. La diminuzione delle emissioni non basta, da sola, a far crollare i livelli di inquinamento dell’aria ma sono importanti anche le condizioni atmosferiche: la Pianura Padana non è famosa per essere particolarmente ventilata.

Inoltre, non è solo il traffico a inquinare l’aria nelle grandi città. Durante i periodi più freddi del confinamento domestico, infatti, è aumentato la quota di inquinamento atmosferico dovuta al riscaldamento delle nostre case.

Ora che l’effetto della pandemia, sulla circolazione di autoveicoli sta pian piano venendo meno, possiamo aspettarci che le nostre città tornino trafficate quanto prima, con tutto il corollario di stress e inquinamento che ciò comporta.

L’inquinamento dell’aria nel traffico delle grandi città

Tra gli inquinanti più monitorati dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) ci sono il biossido di azoto, NO2 – un gas tossico dall’odore pungente – e le particelle fini disperse (PM, che sta per “Particulate Matter”).

Anche se a volte possono avere origine naturale, entrambi sono anche sottoprodotti dei processi di combustione e di altre attività dell’uomo. Ad esempio, il particolato fine disperso nell’aria – sotto forma di un aerosol, come lo smog e la nebbia – può anche essere prodotte dall’attrito dei freni o degli pneumatici sull’asfalto.

Queste particelle possono essere solide oppure liquide e hanno dimensioni molto variabili. Per comodità, e soprattutto in base al rischio che presentano per la salute – più le particelle sono piccole, più a fondo penetrano nei nostri polmoni – vengono suddivise in PM10 e PM2,5. Sono, rispettivamente, quelle più piccole di 10 e di 2,5 micrometri. Un micrometro, o micron, è la millesima parte di un millimetro: un capello umano, per confronto, è spesso tra i 60 e i 100 micron.

Cosa si rischia a respirare troppo smog?

Essere continuamente esposti a questi inquinanti, non è sorpresa, danneggia la nostra salute .

Respirare polveri fini (PM) in quantità superiori ai limiti di legge mette a rischio, in primo luogo, il nostro apparato respiratorio: può causare broncopneumopatie croniche ostruttive e alcune forme di cancro. Inoltre, ci predispone a malattie dell’apparato cardiocircolatorio ed è un fattore di rischio anche per il nostro sistema nervoso.

Anche il biossido di azoto (NO2), che fortunatamente possiamo percepire dall’odore e perché ci irrita occhi e gola, minaccia i nostri polmoni. Oltre a diminuirne la funzionalità, può portare a stati infiammatori localizzati con difficoltà respiratorie (asma). A differenza delle particelle fini, può danneggiare anche fegato e milza.

Gli effetti dell’aria inquinata sull’invecchiamento

Lo smog non è, però, democratico, nel senso che non fa male a tutti allo stesso modo ma risulta rischioso soprattutto per i bambini e per gli anziani che abbiano subito esposizioni croniche.

Quando superiamo i 50 e siamo stati cronicamente esposti ai PM2,5, dobbiamo prestare attenzione alle coronaropatie e agli ictus, la nostra probabilità di morirne aumenta di circa il 16% per ogni 10 microgrammi di polveri ultrafini in più disperse in ogni metro cubo di aria .

Questo tradisce un generale aumento di problemi cardiovascolari dovuti all’esposizione cronica all’aria inquinata – PM2,5 ma anche biossido di azoto e altri inquinanti – che plausibilmente ci espone a un maggior rischio di sviluppare forme di demenza senile, segno che il declino cognitivo stesso può accelerare se respiriamo aria inquinata.

Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sull’invecchiamento non risparmiano, quindi, la nostra salute mentale. L’esposizione cronica alle particelle ultrafini e al biossido di azoto, infatti, sembra favorire la depressione in chi supera gli -anta, soprattutto nelle donne che già mostrano sintomi di declino cognitivo dovuto all’età .

Come risultato generale, la combinazione degli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico nei grandi anziani tende ad aggravare le loro situazioni di fragilità, anticamera della riduzione della loro autonomia.

Il traffico riprende, e fa rumore

L’altro sgradevole dono del traffico intenso all’abitante della metropoli è l’inquinamento acustico e anche a lui, senza sorpresa, gli anziani sono più suscettibili rispetto ai giovani adulti.

Oltre alle più ovvie ripercussioni, quelle sul nostro udito, gli effetti dell’esposizione cronica a clacson, frenate e altri rumori molesti possono infatti interagire con quelli dell’inquinamento atmosferico nel causare un meccanismo che probabilmente è comune a molte di queste condizioni, uno stress ossidativo accompagnato da uno stato infiammatorio di bassa intensità.

Negli anziani sono, per l’appunto, fattori di rischio sia per le malattie cardiovascolari, sia per alcune condizioni neurologiche. Per questo motivo un cocktail di inquinamento atmosferico e acustico sembra anche avere effetti diretti sull’invecchiamento cerebrale, tramite processi di atrofia localizzati in specifiche aree del cervello degli anziani.

Difendersi dal traffico cittadino

Conoscendo gli effetti deleteri dell’inquinamento atmosferico e di quello acustico, cosa possiamo fare per proteggerci, soprattutto ora che i lockdown saranno, sperabilmente, un ricordo? In entrambi i casi sono necessarie sia risposte di tipo collettivo, sia azioni personali.

Prendiamo il caso dell’inquinamento dell’aria causato dal traffico: oltre alle politiche di più ampio spettro, che si pongono l’obiettivo di migliorare l’ecocompatibilità dei veicoli, le amministrazioni locali sono già impegnate nel monitorare gli inquinanti atmosferici, grazie alle ARPA, e mitigano le emissioni definendo aree a traffico limitato oppure, occasionalmente, imponendo blocchi del traffico nei momenti di maggior allerta.

Quando questo non basta, siamo noi cittadini a poter fare il passo in più.

Questo può essere fatto installando nelle nostre abitazioni filtri dell’aria capaci di bloccare gli inquinanti e facendone adeguata manutenzione, oppure evitando di esporci allo smog con alcuni semplici accorgimenti.

Quando dobbiamo fare delle attività all’aperto, per esempio, sarà meglio evitare le zone e i momenti in cui il traffico è più intenso mentre, quando siamo alla guida, sarà saggio cambiare percorso davanti a un ingorgo ed evitare di tenere i finestrini abbassati.

Per prevenire, invece, l’inquinamento acustico molto può essere fatto a livello di politiche pubbliche. È sicuramente utile promuovere interventi urbanistici specifici, come utilizzare asfalto fonoassorbente per pavimentare le zone al contempo più popolose e trafficate. Occorre, poi intervenire anche sulla rumorosità degli automezzi. In particolare, si potrebbero migliorare alcune componenti dei veicoli come i freni e gli pneumatici, con lo scopo di renderle meno rumorose.

Anche nel caso dell’inquinamento acustico, molto possiamo fare come singoli cittadini per correre ai ripari.
Si va dalle contromisure più ovvie – utilizzare dei tappi per le orecchie, soprattutto per migliorare la qualità del nostro sonno – alle precauzioni domestiche per evitare i rumori degli elettrodomestici: non tenere il volume troppo alto di pc, radio e televisione (anche i vicini ringrazieranno), spegnere i macchinari quando inutilizzati e isolarli quando in azione, chiudendo la porta della stanza in cui sono.

E per il rumore del traffico che penetra in casa? Quando anche evitare il rumore cittadino non basta più, perché lui ti viene a cercare e si presenta al tuo domicilio, occorre intervenire con contromisure decise, come isolare la propria casa dal punto di vista acustico. A questo scopo, si possono installare, nelle intercapedini dei muri, dei pannelli fonoassorbenti e sostituire le finestre con versioni antirumore, dotate di doppi vetri.

Dotarsi di finestre a doppi vetri, in particolare, è una buona scelta perché isolano le nostre case anche dal punto di vista termico: ci tengono al caldo d’inverno facendoci, al contempo risparmiare sulla bolletta del gas.

 

Bibliografia

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