Meglio dal rubinetto o dalla bottiglia?

Parliamo dell’acqua, una delle sostanze più importanti presenti nel nostro organismo e che costituisce ben il 60% del suo peso. Da dove proviene l’acqua che beviamo?

Quella che esce dai nostri rubinetti proviene da laghi, fiumi e falde acquifere e, prima di poterla immettere nella rete idrica, deve essere resa adatta al consumo umano, cioè potabile.

L’acqua che compriamo al supermercato, in bottiglie di plastica (PET) oppure di vetro, è prelevata da ambienti geologici di per sé stabili, come una falda o giacimento sotterraneo, e non richiede un passaggio di potabilizzazione.

Acqua del rubinetto di qualità, ma non per tutti

Potabilizzare l’acqua significa rimuovere le contaminazioni di tipo biologico (costituite dai tanti tipi di microrganismi che vivono nelle acque dei fiumi e dei laghi) o di tipo chimico (i composti che possono finire nelle acque superficiali o di falda come scarto delle attività domestiche, agricole o industriali).

Le autorità sanitarie vigilano sull’acqua di rubinetto e assicurano che il processo di potabilizzazione elimini i contaminanti o ne porti i livelli al di sotto dei valori limite stabiliti dalle normative europee e nazionali.

Una volta potabilizzata, l’acqua della rete idrica non ha però lo stesso gusto né la stessa identica composizione in termini di parametri chimico-fisici, che risentono del processo di potabilizzazione e delle condizioni delle tubature nelle quali viene trasportata l’acqua.

Uno dei più noti parametri variabili è la durezza, che descrive le concentrazioni di ioni del calcio e del magnesio disciolti nell’acqua (per farsi un’idea, sotto ai 40 milligrammi di sali per litro l’acqua è considerata molto dolce, sopra ai 300 molto dura). Poi può variare la concentrazione di sali del sodio, del cloro, del potassio, del fluoro, del manganese e del fosforo.

In generale la qualità dell’acqua di rubinetto in Italia è molto buona, ed è in crescita il numero delle famiglie che la bevono abitualmente. Nel 2020 lo faceva il 71% dei nuclei familiari, in particolar modo quelli residenti nel nord del paese. Nel sud dello stivale, invece, pesa ancora molto la sfiducia verso lo stato delle reti idriche.

Nonostante i consumi in crescita per l’acqua di rubinetto, restiamo il primo paese europeo per consumo di acqua in bottiglia: ogni anno ne beviamo più di 220 litri a testa. Sebbene il consumo di acqua in bottiglia sembri diminuire con l’età, la stragrande maggioranza (circa il 75%) di over 65 consuma almeno mezzo litro di minerale al giorno.

Come leggere l’etichetta dell’acqua in bottiglia

          Le acque in bottiglia si distinguono:

  • secondo il residuo fisso, cioè la quantità complessiva di sali minerali che rimane nel contenitore dopo aver fatto evaporare un litro d’acqua tramite ebollizione, in minimamente mineralizzate (residuo minore di 50 mg/l), oligominerali (residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg/l), minerali (residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg/l) e ricche di sali minerali (residuo fisso superiore a 1500 mg/l).
  • secondo le concentrazioni di specifici sali minerali in:contenenti bicarbonato: bicarbonato superiore a 600 mg/l;>
    solfate: solfati sono superiori a 200 mg/l;
    clorurate: cloruro superiore a 200 mg/l;
    calciche: calcio superiore a 150 mg/l;
    magnesiache: magnesio superiore a 50 mg/l;
    fluorate: fluoro superiore a 1 mg/l;
    ferruginose: ferro bivalente superiore a 1 mg/l;
    acidule: anidride carbonica libera superiore a 250 mg/l;
    sodiche: sodio superiore a 200 mg/l;
    indicate per le diete povere di sodio: sodio inferiore a 20 mg/l;
  • secondo il pH, che in questo caso dovrebbe avere valori di pH non troppo distanti dalla condizione di neutralità, cioè 7. Quando il pH è minore di 6,5 o maggiore di 8, l’acqua potrebbe avere contaminazioni batteriche.

Quale scegliere per un invecchiamento sano?

Poniamo, spesso, molta attenzione su che acqua bere, se quella del rubinetto o quella in bottiglia e, in quest’ultimo caso, su quale preferire tra le centinaia di marchi di acqua minerale commercializzati in Italia.

Abbiamo visto che in entrambi i casi la sicurezza è garantita. Al di là delle motivazioni ecologiche o di risparmio, per cui l’acqua del rubinetto è vincente, si pensa spesso che l’acqua in bottiglia sia più salutare: la durezza di alcune acque di rubinetto (a cui corrisponde un’alta concentrazione di calcio), per esempio, è talvolta indicata come potenziale rischio per chi soffre di calcolosi renale. In realtà l’effetto complessivo di un’acqua dura sulla formazione di calcoli è determinato anche dagli ioni magnesio e bicarbonato, che hanno un effetto inibitore sulla formazione di calcoli. Tirando le somme, quindi, le acque dure non sono controindicate per chi soffre di calcoli renali.

Inoltre, assieme alle acque minerali fluorate, le acque dure di rubinetto aiutano a proteggere dall’osteoporosi e mantengono l’integrità dei denti.
Tra le acque in bottiglia, vengono particolarmente pubblicizzate quelle povere di sodio, perché più salutari e con un maggior effetto diuretico. L’effetto diuretico, in realtà, deriva semplicemente dalla quantità di acqua che beviamo – più ne beviamo e più ne dovremo espellere con le urine – e l’apporto di sodio proveniente dall’acqua è quasi sempre trascurabile rispetto a quello del cibo. Quindi la scelta di un’acqua povera di sodio è giustificata solo se indicata dal proprio dottore nei casi di ipertensione arteriosa.

Il consiglio di seguire le indicazioni del proprio medico vale sempre: le acque gasate, potrebbero essere consigliate in chi ha problemi digestivi, ma sconsigliate in chi soffre di meteorismo.

In ogni caso, vale sopra a tutto la raccomandazione di bere molta acqua, almeno due litri al giorno, anche quando non si avverte lo stimolo della sete.

Bibliografia

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