Ricordo che con mia nonna, classe 1929, eravamo solite trascorrere tranquilli weekend “di paura” in compagnia dei grandi classici del cinema. Tra di essi spiccava Che fine ha fatto Baby Jane? con le magistrali interpretazioni di Bette Davis e Joan Crawford. Il film, arrivato nelle sale nel 1962, racconta la storia di due sorelle, ormai in età avanzata, che convivono in condizioni di difficoltà, non tanto economica quanto relazionale.
Blanche, la maggiore, è infatti paraplegica e confinata su di una in sedia a rotelle, al secondo piano della sontuosa dimora, dove subisce le vessazioni della sorella Jane, disturbata mentalmente e alcolizzata. Nel corso del film Blanche è vittima di ogni tipo di abuso da parte della persona che dovrebbe starle maggiormente accanto, richiamando fortemente quanto descritto in letteratura dagli studiosi del fenomeno degli abusi sugli anziani.
Blanche subisce abusi:
- verbali, associati a umiliazioni di ogni tipo;
- fisici, in quanto picchiata più volte nel corso della pellicola;
- da deprivazione (neglet) del sostegno di base, venendo bloccata nel vano tentativo di chiamare un medico o privata del cibo;
- psicologici, venendo isolata dal mondo esterno in ogni modo;
- finanziari, essendole preclusa la possibilità di gestire i propri beni.
Cosa si intende per abuso e quanto è diffuso il fenomeno?
Ma che cosa si intende per ABUSO sull’ANZIANO? La definizione riconosciuta a livello mondiale e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è: “una singola o ripetuta azione (od omissione) che si verifica all’interno di una relazione basata su di un rapporto di fiducia atteso, che possa causare dolore o distress nel soggetto anziano” .
La letteratura descrive come gli abusi sull’anziano avvengano con una frequenza registrata che è solo la punta dell’iceberg e che pare assestarsi sul 10-14% della popolazione italiana e sul 15,7% della popolazione mondiale over 60. Tra le mura di casa sono più frequenti nella forma psicologica e finanziaria, in quanto purtroppo nel 90% dei casi la violenza avviene in famiglia, da parte di figli o partner.
Ma in tutto questo… solo il 4% degli abusi viene denunciato. Sorge dunque una domanda, perché?
Abusi sugli anziani – Classificazione
Si distinguono 4 tipi di abusi sugli anziani:
Abuso fisico
Consiste nell’uso della forza da cui deriva un danno o disagio fisico o psicologico. Comprende spinte, scossoni, percosse, contenzione, nutrimento forzato e ingiustificata gestione dei farmaci. Può comprendere l’abuso sessuale (ogni forma di intimità sessuale ottenuta senza consenso o con forza o minacce).
Abuso psicologico e Verbale
È l’uso di parole, gesti o altri mezzi volti a causare stress emotivi o ansia. Comprende le minacce (p. es., di ricovero presso qualche istituzione), insulti e brusche imposizioni, tanto quanto rimanere in silenzio e ignorare la persona. Questo tipo di abuso comprende l’infantilizzazione (una forma di comportamento condiscendente in cui chi abusa tratta l’anziano come un bambino), la quale incoraggia la persona anziana a diventare dipendente da chi abusa di lei.
Abbandono-Neglet-Privazione
L’incuria consiste nel non fornire o rifiutare cibo, medicine, assistenza personale o venire incontro ad altre necessità; comprende anche l’abbandono. La trascuratezza che si traduce in un danno fisico o psicologico è considerata un abuso.
Abuso economico
È lo sfruttamento o la disattenzione verso le proprietà o i beni di una persona. Comprende truffare, far pressione affinché assegni i suoi beni e gestire con poca responsabilità le sue proprietà.
Perché l’abuso non viene denunciato?
Molte sono le spiegazioni fornite dalla ricerca:
- la persona potrebbe avere paura di essere ancora di più in pericolo;
- la persona potrebbe aver paura di mettere nei guai l’abusante;
- la persona potrebbe non essere in grado di comunicare o riferire la violenza;
- la persona potrebbe provare imbarazzo o vergogna.
Inoltre, possiamo affermare con un certo grado di preoccupazione come, a oggi, vengano poco utilizzati adeguati strumenti di intercettazione precoce, che in termini scientifici vengono definiti screening tools, così come sia carente una campagna di formazione continua e training rivolta a sanitari, operatori nel sociale, forze dell’ordine, popolazione generale.
Quali conseguenze per il soggetto abusato?
Il soggetto abusato può manifestare molte conseguenze, di diversa natura:
- fisiche: ferite, disabilità permanenti, peggioramento del quadro clinico generale;
- psicologiche: ansia, solitudine, perdita di dignità, fiducia e speranza;
con un rischio aumentato di mortalità quasi doppio rispetto alla popolazione generale, rischio alto di presentare un quadro di demenza (intesa sia come causa sia come conseguenza del fenomeno) e depressione.
Quali fattori di rischio? Il profilo dell’abusante
L’abusante della persona anziana ha spesso delle caratteristiche facilmente intercettabili:
- uomo;
- età compresa tra i 41 e 59 anni;
- vive con il soggetto abusato (peggiora il fatto che quest’ultimo sia affetto da deterioramento cognitivo);
- fa uso di sostanze o di alcol;
- manca di supporto sociale;
- non conosce la gestione di un soggetto anziano;
- dipende economicamente e/o emotivamente dal soggetto abusato;
- si trova in una condizione di grave stress.
Come nel film citato, la sfortunata vittima subisce le angherie della sorella, cercando di sopravvivere, appellandosi alla parte buona del carnefice. La vittima è sopraffatta, frustrata, isolata e chiusa in un circolo vizioso di violenza, da parte di una sorella che rinnega e rimuove gli abusi esercitati.
Gli eventi narrati sono dunque presenti anche nelle realtà che medici e infermieri vivono ogni giorno al Pronto Soccorso, o che possono essere subodorati dal medico curante, ma frequentemente sotto-riportati dalla vittima o molto complessi da indagare da parte di terzi.
Tuttavia gli operatori sanitari si trovano in una posizione privilegiata per diagnosticare e intervenire, ma come?
Come prevenire o intercettare precocemente gli abusi
Studi recentemente pubblicati pongono in luce la questione dell’intercettazione precoce di queste spirali di violenza, definendo attraverso dettagliate revisioni di letteratura quali strumenti, o screening tools, siano presenti a oggi per supportare l’operatore sanitario, il clinico, il medico curante, nel cogliere quelle sfumature che potrebbero aprire la strada all’identificazione di un abuso sul soggetto anziano.
Gli strumenti identificati si compongono di pochi quesiti, che vanno generalmente a toccare le aree della violazione dei diritti della persona (per esempio: Qualcuno vicino a lei ha provato a farle del male recentemente?), caratteristiche che predispongano a una maggiore vulnerabilità (È spesso triste o solo?) e situazioni potenzialmente abusive (Sta sostenendo economicamente qualcuno in questo momento?), come il H-S/EAST. Vi sono alcuni strumenti dedicati alla popolazione anziana più fragile, ovvero quella femminile, come il VASS, realizzato in Australia, dove possiamo identificare domande dicotomiche (Sì-No) che richiamano nettamente le tematiche ricorrenti (Qualcuno vicino a lei l’ha chiamata con termini dispregiativi o ha provato a farla stare male recentemente? È spaventata da qualche familiare?). Il limite di alcuni degli strumenti identificati è che richiedono una buona risorsa cognitiva da parte del soggetto, non rendendoli applicabili a un’altra fascia fragile, ovvero l’anziano affetto da demenza o qualsivoglia forma di deterioramento cognitivo. Le persone affette da demenza sono a particolare rischio, come sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e di esse 2 su 3 hanno subito abusi.
Il genere è stato inoltre studiato come fattore predisponente, considerando la donna come maggiormente soggetta a fenomeni di sopraffazione e svantaggio economico. Di contro, altri studiosi sostengono come gli uomini anziani siano altrettanto a rischio, vessati da mogli, figli e altri parenti nella medesima proporzione.
Uno screening tool particolare e molto delicato è CASE, che cerca di intercettare non tanto il soggetto abusato quanto l’abusante, con 8 domande che tentano di far sentire a proprio agio la persona, per valutarne la pericolosità (Ha difficoltà ogni tanto a contenere la sua aggressività? Si sente frequentemente obbligato a ignorare o rigettare le richieste del proprio caro?)
Non esiste a oggi una soluzione di certezza nell’identificare il soggetto abusato e/o abusante, ma la combinazione di elementi clinici, di sospetto, appoggiati da una valutazione con strumento validato e da una équipe multidisciplinare potrebbero di certo incrementare il riemergere di situazioni spesso sommerse tra le mura domestiche.
Quando si combatte l’abuso, il rapporto rischio/beneficio va centrato sulla persona fragile, per la quale la precoce identificazione di una situazione di pericolo dipende da interventi concreti.Ogni forma di abuso è da considerarsi violazione dei diritti umani, condizionante ogni aspetto della vita della persona anziana. La società e i setting di cure primarie hanno un ruolo importante nell’identificare, gestire e prevenire tale evenienza, incrementando il livello di fiducia con i pazienti, generando screening di routine sulla popolazione generale e integrandosi con i servizi sociali e di comunità (Perel-Levin, 2008).
Dunque le raccomandazioni per la popolazione potrebbero essere le seguenti.
- Non aver paura di chiedere consiglio o aiuto qualora ci si sentisse in difficoltà!
- Non aver paura di denunciare o portare all’attenzione dei sanitari situazioni di sospetto!
- Non aver paura di ammettere la propria fragilità e difficoltà nel supportare una persona anziana e malata e di non reggere il carico quotidiano!
- Non isolarsi o isolare!
A cura di Chiara Gallione
Photo screenshot dal film Whatever Happened to Baby Jane?
Bibliografia
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